Caffè che dà la carica e nervi saldi: ecco l’identikit dello scommettitore

Caffè che dà la carica e un attento sguardo all'ordine di partenza delle diverse gare in programma, con un occhio sempre attento alle quotazioni. Inizia così il lungo pomeriggio di gare - quello che gli addetti ai lavori definiscono come riunione ordinaria - all'ippodromo dei Fiori di Villanova d'Albenga. Mezz'ora prima dell'inizio delle corse fuori non si trova già più un parcheggio e buona parte delle auto sono in divieto di sosta. Personale della struttura e squadre in gara costituiscono una buona fetta, ma molti sono gli scommettitori che accorrono ogni lunedì pomeriggio alle 15.30 per assistere in diretta alle competizioni che si svolgono nell'unico ippodromo ligure.
L'agenzia ippica è il centro nevralgico e durante tutta la giornata è insieme con le scuderie l'area più movimentata. Qui gli scommettitori tengono d'occhio la situazione e fanno le proprie puntate. Non solo su Albenga, perché l'ippodromo è collegato al circuito nazionale e le scommesse superano dunque di gran lunga i confini regionali: dalla città ligure si punta su Milano o su Varese, e viceversa. Esattamente come avviene in una qualsiasi agenzia, con la differenza che all'ippodromo lo spettacolo dei cavalli è proprio sotto gli occhi e l'adrenalina si sente anche di più. Una passione, quella per le scommesse, che coinvolge persone dalle estrazioni sociali più disparate. Ci sono anziani pensionati, tanti, ma anche coppie, signori di mezza età, pochi giovani e persino qualche rara famiglia.
La febbre delle scommesse raccoglie tutti e il fatto che nell'arco di un pomeriggio siano molte le banconote a volare via non deve indurre a pensare che sia pratica da benestanti: basta passare con lo sguardo in rassegna gli scommettitori per accorgersi che nel mucchio c'è un piccolo campione di società. Si trovano liberi professionisti - alcuni colleghi - e sfaccendati, persone abbienti e appassionati dai portafogli più modesti. L'abbigliamento spesso la dice lunga: incravattati si mescolano a mise più rilassate, mocassini lustri a scarpe più vissute. Certo la professionalità, anche da parte degli scommettitori, è la regola: tutti con penna e schede dove annotare performance e risultati. Guai a disturbare qualcuno nei minuti prima della gara. Si entra in agenzia solo per fare le puntate e poi subito tutti attorno al recinto del percorso per vedere a pochi metri il passaggio di cavalli e fantini al galoppo.
Sono sei gli eleganti puledri in queste dispute e nel corso di una giornata vengono svolte sette corse al galoppo, che diventano otto al trotto. Dal primo pomeriggio fino a sera. Ore lunghe da trascorrere per un profano, ma che volano via in breve tempo per chi prova il brivido della scommessa. I cavalli vengono sistemati ai cancelli di partenza. Pronti al via, si parte: i fantini cavalcano con energia i propri campioni e li incitano per tagliare in testa il traguardo: due giri, un paio di chilometri. Tutto si gioca in una manciata di secondi, gli esiti della gara e la sorte degli scommettitori. «Ho preso il primo e il secondo», la cosiddetta accoppiata, commenta soddisfatto un signore agli amici, che hanno invece l'espressione decisamente meno gioiosa. «Ma è il bello del gioco - raccontano - si vince, si perde, ci si gode un bello spettacolo». Quanto poi guadagni o bruci ogni giocatore al termine di ogni giornata, è difficile a dirsi. Di certo i conti vanno bene per Albenga, che si distingue dagli ippodromi nazionali per un basso montepremi, ma anche per un attivo in bilancio. «Mediamente si scommettono cinquanta, sessanta euro a gara», ci dicono. Anche se poi ogni scommettitore ha il suo metodo più o meno infallibile e innumerevoli sono i sistemi che si possono mettere in atto. «È una passione difficile da spiegare - continuano -. È diverso dallo scommettere sul calcio o dal puntare sui vincitori del Festival di Sanremo». L'adrenalina, il rischio, la possibilità di guadagnare grazie all'intuito e al bacio della dea bendata. I cavalli però non sono il superenalotto e, per quanto si possa vincere, i piedi restano comunque per terra: d'altra parte sono le quotazioni a regolare tutto e, dunque, a maggior favorito corrisponde minore guadagno. Si tratta più di un'attività di studio e previsione, piuttosto che di uno spensierato tentare la fortuna: più paragonabile a un gioco di carte che a mosca cieca. Preso dalla situazione decido di provare anche io.

Una manciata di euro su Opera buffa, tento di azzeccare il vincente (senza avere in realtà la dovuta preparazione sui meccanismi di gioco). Niente da fare, la spunta Squidge. E a me, da buon genovese, non resta che rimpiangere il denaro buttato.

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