Calcio alla sbarra, orario continuato Riparte all’Olimpico il maxiprocesso

Si riprende questa mattina e si procederà senza interruzioni sino al verdetto. Sabato o domenica le sentenze di primo grado

Gian Piero Scevola

da Roma

Ci risiamo e questa volta dovrebbe essere quella buona. Il maxiprocesso riparte questa mattina all’Olimpico e procederà senza interruzioni sino al verdetto, con le sentenze di primo grado attese per sabato o domenica prossimi. Anche se il Procuratore federale Stefano Palazzi, impegnato a Napoli al Tribunale militare il 6 luglio, ha chiesto la sospensione per quella giornata. Una velocità da sprinter per rispettare la volontà del Commissario straordinario Guido Rossi che, entro il 27 luglio, dovrà presentare all’Uefa l’elenco dei 7 club italiani da iscrivere alle coppe europee dove attualmente, con le altre sotto inchiesta, sono solo tre ad aver maturato un diritto certo: Inter in Champions, Roma e Chievo in Uefa. Le altre dovranno attendere le sentenze della Caf e della Corte federale che sabato si è vista decapitata con l’autosospensione del presidente Pasquale De Lise.
Giustizia rapida, ma non sommaria, questa la filosofia del presidente della Caf, l’81enne Cesare Ruperto che giovedì scorso, con un colpo a sorpresa, aveva concesso tre giorni ulteriori alle difese per studiare gli atti (oltre 7.000 pagine) e per prendere visione delle memorie dei 5 club «terzi» (Bologna, Brescia, Messina, Lecce, Treviso) costituitisi parte civile e interessati alle eventuali retrocessioni di Juve, Milan, Lazio e Fiorentina, al fine di essere ripescati in A. Una mossa, i tre giorni di Ruperto, che rischia di allungare a dismisura i tempi, anche perché quasi tutti i difensori hanno preparato una lunga serie di eccezioni di nullità (discusse questa mattina) e di irritualità della procedura compresa la competenza della Caf, tali da portare il processo alle «calende greche». Per discuterle tutte, la Caf dovrà riunirsi svariate volte in camera di consiglio, con i tempi del processo evidentemente dilatati e non certo sottratti al dibattimento che si prevede acceso, anche perché sarebbe intenzione di Ruperto di concedere ai collegi difensivi un limite temporale ridotto e uguale per tutti (probabilmente 60 minuti e non uno di più). Cosa che molti avvocati hanno già fatto sapere di voler rifiutare, data la complessità delle posizioni dei 30 deferiti e delle loro lunghissime memorie difensive che prevedono anche l’escussione di centinaia di testi chiamati a testimoniare. Un bel rompicapo dunque per Ruperto che ha dimostrato buona volontà nel concedere i tre giorni supplementari (ma anche tanta furbizia ed esperienza perché, non facendolo, si sarebbe tirato addosso una lunga serie di ricorsi al Tar) e che ora, nelle pieghe del diritto sportivo, non assimilabile a quello penale, è opportuno ricordarlo, deve trovare i cavilli giusti per contingentare la voglia logorroica degli avvocati difensori abituati, nelle aule della giustizia ordinaria, ad arringhe lunghissime senza limiti di tempo.
Senza dimenticare le intercettazioni telefoniche, la prova regina che tutti i 30 deferiti (26 persone fisiche e 4 società) considerano illegittime e anticostituzionali, così come sono state presentate, mancando di quel carattere di «genuinità e sicurezza» di quando vengono utilizzate in sede penale. Tutti vogliono evitare la pesantissima accusa di illecito sportivo, il famigerato articolo 6 del codice di giustizia sportiva, quello che fa chiudere definitivamente col calcio.
Vediamo allora, con una breve sintesi, le posizioni difensive. La Juventus ha scaricato Luciano Moggi (che non si presenterà essendo dimissionario); era lui, di sua iniziativa, a trafficare con gli arbitri e a condizionare sorteggi e designatori. Il sistema Moggi non era dunque il sistema Juve, una mossa per derubricare la responsabilità diretta (Giraudo) a quella oggettiva (Moggi) per evitare la retrocessione e cavarsela con penalizzazione di punti. La difesa della Fiorentina spazia a tutto campo: incompetenza della Caf, esiguità dei tempi, non deferibilità del presidente onorario Diego Della Valle in quanto non tesserato Figc. Quanto all’operazione salvataggio presentata da Borrelli, i contatti erano intrattenuti con i vertici federali, per scongiurare che i viola pagassero il prezzo delle battaglie politiche di Della Valle.
La Lazio contesta i termini stretti dati alle difese, considera illegittima la nomina della Caf e del commissario Rossi e chiede l’esclusione delle intercettazioni telefoniche perché ritenute «non genuine». Quanto al presidente Claudio Lotito, le sue conversazioni erano solo con i dirigenti federali perché riteneva la Lazio danneggiata dagli arbitri, mentre la famosa telefonata con Della Valle («mi ha fatto una proposta da bandito») riguardava solamente le elezioni in Lega. Voluminosa anche la memoria difensiva del Milan che tende a dimostrare come il dirigente addetto agli arbitri Leonardo Meani svolga quell’attività senza ulteriori incombenze societarie e con carattere di collaborazione autonoma con cadenza annuale. Questo per dimostrare che Meani non ha alcuna responsabilità, né oggettiva né diretta, che possa coinvolgere il Milan. Con una lunga documentazione per dimostrare come il Meani fosse estraneo al club di via Turati.
Più variegate le difese degli altri indagati, ma altrettanto lunghe le memorie difensive, in particolare quelle degli arbitri, che vanno dalla presentazione dei filmati delle partite, alla relazione tecnica del duo Bergamo-Pairetto, alla nullità delle intercettazioni e alla richiesta di una lunga serie di testimoni, compresi gli arbitri mondiali Poll, Ivanov, De Bleeckere e Michel.

Insomma, le difese giocheranno in attacco e sarà davvero un bel duello con Ruperto (e anche Carlo Porceddu, l’inquisitore di quasi tutti i precedenti processi calcistici), uno che di cose costituzionali se ne intende come pochi altri.

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