Promossi, bocciati, sorprese e conferme: il pagellone della Serie A 2024/25

Ora che la Serie A ha dato i suoi ultimi verdetti, proviamo a riassumere questo pazzo campionato. Dalle sorprese ai flop, dalle scommesse fallite agli affaroni, trovate tutto nel pagellone definitivo della Serie A

Promossi, bocciati, sorprese e conferme: il pagellone della Serie A 2024/25

Il campionato più incerto degli ultimi anni si è concluso con una serata di fuoco vecchio stile, con i verdetti per la Champions e la retrocessione tutti in 90 minuti. Scelta quantomai felice, visto che consente a tante belle storie di avere l’attenzione che meritano, invece di venire oscurate dalla festa scudetto del Napoli e dalla delusione dell’Inter. Ora che i giochi sono finalmente fatti, possiamo guardare indietro e provare nel compito improbo di riassumere 282 giorni di emozioni, imprese clamorose, passi falsi incredibili in poche righe. Vi descriveremo le sorprese, le delusioni, le conferme e gli addii spaccacuore, tutto nell’edizione straordinaria del nostro solito pagellone del lunedì. Godetevi la pausa fino al prossimo 23 agosto: dopo un’annata del genere, abbiamo tutti bisogno di un po’ di riposo…

Napoli, giusto così (8+)

Mai semplice provare ad aggiungere qualcosa di vagamente originale dopo i fiumi d’inchiostro versati negli scorsi giorni per celebrare l’impresa del Napoli di Antonio Conte. Nonostante la prosopopea e le esagerazioni del caso, impossibile negare che d’impresa si è trattato, visto che la qualità della rosa a disposizione del tecnico pugliese era palesemente inferiore a quella dell’Inter. Coi “se” e coi “ma” non si fa la storia, verissimo, ma è altrettanto impossibile negare che senza l’aiuto involontario delle pause mentali dei nerazzurri il Napoli non avrebbe mai potuto farcela.

Napoli scudetto Conte trofeo

Ripetere il trionfo di Spalletti senza la coppia d’oro che aveva fatto tutta la differenza del mondo non è stato semplice, visto che il cammino dei partenopei è stato pieno di partite al limite dell’indecenza. Alla fine, però, le energie risparmiate il mercoledì sono state decisive, come il contributo di quello “scarto” del Man United chiamato McTominay. Delle polemiche più o meno fittizie e dei suoi infiniti mal di pancia faremmo volentieri a meno ma è impossibile non ammettere che questo è forse il vero capolavoro di Conte. Piaccia o meno, ha vinto ancora. Giusto così.

Bologna, una solida realtà (7,5)

Il brutto di ottenere un trionfo storico prima che la stagione sia finita è che il rischio di rovinare tutto è sempre reale. Dopo aver alzato al cielo la Coppa Italia dopo più di mezzo secolo, il Bologna di Italiano è incappato in un paio di sconfitte che l’hanno visto sprofondare di colpo al nono posto, dopo aver a lungo cullato il sogno di un bis in Champions. La cosa, a dire il vero, è passata quasi inosservata al Dall’Ara, ancora in festa dopo una stagione piena di soddisfazioni. Il verdetto più importante è quello arrivato all’Olimpico: l’exploit dell’anno scorso non è stato un caso.

Bologna Genoa celebrazione Coppa Italia

La dirigenza messa in piedi da Saputo ha compiuto un miracolo, chiudendo l’esercizio in attivo e gettando le basi per il nuovo stadio. Italiano ha preso in mano un gruppo indebolito ed è riuscito a farlo giocare ancora meglio, facendo svoltare gente come Orsolini, Ndoye ed Odgaard ma anche crescere giovani di ottime speranze come Castro e Dominguez. Procedendo con cautela ed acume, il Bologna è cresciuto tantissimo come società e consapevolezza, tanto da far pensare che, con qualche inserimento adeguato, possa diventare una presenza fissa nell’alta classifica. Chapeau.

Roma, il capolavoro di Ranieri (7+)

Chi non vorrebbe chiudere così la propria carriera, guidando la sua squadra del cuore in una rincorsa pazzesca? Claudio Ranieri, romano di Roma dal cuore giallorosso, aveva preso la guida della Magica a novembre 2024, con la squadra a 4 punti dalla zona retrocessione. In 193 giorni la Roma ha recuperato 19 punti alla Fiorentina, 15 alla Lazio, 14 al Milan, riuscendo nell’impresa di staccare il biglietto per l’Europa League. La striscia dei giallorossi è stata talmente straordinaria che molti si lamentano di non esser riusciti a superare anche la Juventus, approdando alla Champions.

Torino Roma Ranieri

Dopo la scellerata scelta del poco amato Juric e un girone d’andata al limite dell’indecenza, la trasformazione che Sor Claudio ha operato sulla Roma ha davvero del prodigioso. C’è chi afferma che questa impresa entra di diritto nel novero dei più grandi risultati di Ranieri, battendosela alla pari con il titolo di Premier col Leicester. Il popolo giallorosso, umiliato e offeso, è rinato, stringendosi attorno al suo tecnico, credendo fino all’ultimo minuto che tutto fosse possibile. Non entrerà nei libri dei record, ma per i tifosi questo quinto posto vale quanto uno scudetto.

Atalanta, la dea scontrosa (7)

Forse l’impresa più incredibile compiuta dalla società orobica è il fatto che, nonostante un potere economico enormemente inferiore a quello dei club blasonati, non sorprenda più nessuno vedere l’Atalanta nei piani alti della classifica. Ora sembra la cosa più normale del mondo ma, fino a pochi anni fa, parecchi a Bergamo avrebbero fatto salti di gioia. La sagacia di un mercato maiuscolo, con la scommessa Retegui che ha pagato dividendi pesanti in termini di gol e la capacità di Gasperini di riuscire ad esprimere un gran calcio con ogni genere di giocatore hanno quasi del sovrannaturale.

Atalanta Parma Retegui

Eppure qualcosa negli ingranaggi della Dea sembra essersi incrinato. I dissapori tra il tecnico e Lookman, gli scatti di rabbia nei confronti di qualche collega e le liti mal nascoste con la dirigenza avevano fatto temere il peggio. A questo punto tutto è possibile, sia che la crisi rientri che si risolva in una dolorosa frattura. Quel che è certo è che la Dea ha perso la sua fame e la sua proverbiale determinazione, concedendosi ogni tanto pause inspiegabili. Non vorremmo che questa macchina da calcio s’inceppasse, diventando in futuro sempre più scontrosa ed inaffidabile.

Inter, quanti rimpianti! (7-)

Molti tifosi dell’Inter non riescono a nascondere che uno scudetto perso così fa ancora più male. Tutt’altra cosa se il Napoli fosse stato la schiacciasassi di Spalletti ed avesse dominato la stagione. Il brutto è che, per lunghi tratti, l’undici di Inzaghi è sembrato nettamente superiore in quanto a qualità e quantità di gioco. Quello che molti tifosi non si spiegano è come i nerazzurri abbiano alternato gare straordinarie come quelle contro Bayern e Barça a vere e proprie schifezze come il pari col Parma o le tante occasioni sprecate negli scontri diretti con le big del campionato.

Inter Lazio Inzaghi

La sensazione irresistibile è che sia mancato qualcosa dalle seconde linee, che alcune delle scelte del mercato estivo siano state poco felici e che, con un paio di inserimenti in più, Simone Inzaghi avrebbe potuto ripetere l’impresa della scorsa stagione. Questo non vuol dire che sia stata un’annata da buttare: come potrebbe esserlo visto che resta ancora da giocare la finale di Champions? I rimpianti, però, sono davvero tanti. La speranza di molti è che i problemi finanziari e le sirene arabe non riescano a smontare quella che, per lunghi tratti della stagione, era sembrata una macchina perfetta.

Lecce, Parma e Cagliari da applausi (6,5)

Il bello di un’ultima giornata così emozionante è che, una volta tanto, ha concesso il proscenio anche alle squadre impegnate nella complicatissima lotta per la salvezza. Se l’attenzione dei media e dei tifosi va naturalmente alla battaglia per lo scudetto o alla lotta per l’Europa che conta, per certe società rimanere in Serie A è una questione di vita o di morte. Gli snob del bel calcio potranno storcere il naso quanto gli pare ma riuscire ad evitare la retrocessione di società con bilanci all’osso e rose messe insieme con una frazione dei capitali a disposizione delle grandi non è roba da tutti.

Lazio Lecce celebrazione

La cosa bella è che non c’è un unico modo per salvarsi, come dimostra il fatto che le tre squadre che hanno evitato di sprofondare in Serie B l’abbiano fatto in maniera molto diversa tra di loro. Guardate, ad esempio, la sterzata che Cristian Chivu ha impresso al Parma evanescente di Pecchia, trasformandolo in una mina vagante. Confrontatelo con l’approccio prudente di Nicola o alla pazienza di Giampaolo, ricompensato in extremis da una prova maiuscola dei suoi contro la Lazio. Un pizzico di fortuna non guasta ma ci vuole soprattutto capacità e tanti sacrifici. Complimenti.

Juventus, minimo sindacale (6--)

Quell’obiettivo stagionale minimo che, solo qualche settimana fa, sembrava un miraggio è arrivato in extremis, all’ultima giornata, in maniera tanto faticosa quanto rocambolesca. La gara al Penzo, contro un Venezia disperato e determinato a vendere carissima la pelle è l’immagine perfetta della stagione dei bianconeri. Invece di dominare dal primo all’ultimo minuto e capitalizzare l’immensa differenza in quanto a talento e monte ingaggi, per buona parte della partita la squadra di Tudor è apparsa timorosa, sotto choc, incapace di fare anche le cose più semplici senza incartarsi.

Venezia Juventus celebrazione

A salvare in parte una stagione nata male e sviluppatasi ancora peggio sono stati i pochi punti fissi di questa rosa sconclusionata: il piccolo conducator Yildiz, i solidi Di Gregorio e Thuram più sicurezza Locatelli. Il resto? Tanta confusione, sprazzi di bel gioco alternati a lunghe pause, fragilità mentali inspiegabili e scatti d’orgoglio inaspettati. Dopo il disastro del presuntuoso Motta, Igor Tudor è riuscito a tirare le fila, fare buon viso a cattivo gioco e portare a casa l'accesso alla Champions. In un’altra squadra basterebbe, non alla Juventus. Non vincere niente è del tutto inaccettabile.

Lazio, un finale assurdo (5)

Proprio vero che nel calcio l’unica cosa che conta è l’ultimo risultato. Difficile spiegare diversamente il fatto che la Lazio di Baroni sia stata ricoperta di fischi dopo la fine dell’ultima partita di campionato, persa male contro un Lecce pugnace e disposto a tutto pur di assicurarsi la quarta stagione consecutiva in Serie A. Dopo esser sembrato certo per quasi tutta la stagione, il biglietto per l’Europa evapora sul più bello, alla fine di una partita inqualificabile giocata da calciatori che sembravano avere la testa già in vacanza. Un finale davvero assurdo, insomma.

Lazio Lecce Castellanos

Dopo i miracoli fatti in quel di San Siro che sono costati lo scudetto all’Inter, nemmeno il talismano Pedro riesce a rianimare un undici apparso inspiegabilmente spento, privo di orgoglio e di voglia di portare a casa il risultato. La cosa più triste è che questo finale di stagione scioccante farà dimenticare come, per buoni tratti della stagione, i biancocelesti fossero stati in grado di esprimere un gran bel calcio. La crescita di Rovella e Castellanos conta zero, purtroppo. Nel momento della verità, la Lazio si è squagliata come neve al sole. Ci vorrà tempo per digerire una roba del genere.

Venezia-Empoli, chi sbaglia paga (5-)

La disperazione dei tifosi dopo una retrocessione sul filo di lana fa male a chi vuole bene al calcio. Sarà integrale del nostro modo di intendere lo sport ma è troppo crudele quando colpisce squadre che si sono battute fino alla fine. Eppure le retrocessioni di Empoli e Venezia sono molto diverse. I toscani, ad esempio, sono passati da giocare un gran calcio ed eliminare il Napoli dalla Coppia Italia a sei mesi a fari spenti, come succede spesso alle squadre guidate da D’Aversa. La cosa incomprensibile è come un presidente esperto come Corsi non se ne sia accorto prima.

Venezia Juventus Di Francesco

Non ci si spiega, invece, il comportamento del Venezia. Affidarsi ad uno come Di Francesco, che se la gioca sempre e mettergli a disposizione una rosa deficitaria è roba che Tafazzi scansati proprio. Il copione è noto: bel gioco, sconfitte onorevoli che si risolvono però in dolorosissime retrocessioni all’ultima giornata. L’anno scorso a Frosinone, quest’anno a Venezia, il film è sempre lo stesso. Sbaglia forse lui ad accettare ma soprattutto sbaglia chi pensa che le cose finiranno diversamente. Quando ha di fronte Golia, Davide deve badare al sodo, non filosofeggiare. Peccato.

Milan, vergogna e basta (3)

Difficile immaginare un finale di stagione più amaro di quello vissuto dai tifosi rossoneri. Con l’undici di Conceiçao fuori da tutto, reduce da una brutta batosta nella finale di Coppa Italia, l’inutile passerella contro il Monza già retrocesso si è trasformata in una commedia degli orrori. La contestazione della curva Sud, che ha preso di mira una dirigenza che si è distinta per una serie di scelte bizzarre ha fatto seguito alla protesta vibrante davanti a Casa Milan, segnale evidente che la pazienza del popolo rossonero è arrivata alla fine. Meglio tardi che mai, verrebbe da dire.

Milan Monza Go Home

Paradossalmente non è la prospettiva dell’ennesima annata senza coppe europee a far perdere la trebisonda al popolo del Milan ma la consapevolezza che se fosse arrivata la Coppa Italia la dirigenza si sarebbe nascosta dietro ad un dito, incapace di ammettere i propri errori e togliere il disturbo.

L’estate del Diavolo inizia con la quasi certezza che due tra i pochissimi ad essersi salvati dalla spirale infernale dei rossoneri, Reijnders e Pulisic, siano vicini all’addio, dando il via ad un probabile fuggi fuggi da Milanello. Considerato il caos in società, difficile dargli torto.

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