Adalberto Signore
da Milano
«Davanti a delitti così aberranti come le violenze sessuali degli ultimi giorni, lunica legge che può valere è quella del taglione: così come in altri Paesi, credo che sia necessario introdurre come pena la castrazione chimica per i reati sessuali». Che Roberto Calderoli non ami le mezze misure è cosa nota. Perché non è certo la prima volta che il ministro delle Riforme propone «a mali estremi, estremi rimedi». Così quando suggerì sommessamente di prendere a cannonate le barche degli immigrati clandestini o quando propose di mettere una taglia sugli assassini del benzinaio di Lecco. E ieri, dopo qualche avvisaglia lanciata dalle colonne del quotidiano La Padania nei giorni di Pontida, il coordinatore delle segreterie della Lega non ce lha fatta più e ha ribadito quella che da tempo è una delle sue convinzioni più ferme: «La misura è colma, serve tolleranza zero». «Personalmente penso che la castrazione chirurgica sia la più idonea a funzionare anche da un punto di vista della prevenzione, ma anche quella chimica, ancorché non irreversibile, consente di mettere queste bestie in condizioni di non offendere». Ministro, ma non le pare di esagerare? «Esagerare? Questa gente si merita un bel colpo di forbici da giardiniere e, se fosse per me, nemmeno le sterilizzerei».
Calderoli non si ferma qui, «perché tre episodi di violenza carnale nel giro di pochi giorni, per di più anche ai danni di una minorenne, non sono più un campanello dallerta ma un vero e proprio stato di allarme a cui bisogna rispondere con una completa operazione di bonifica del Paese». Insomma, «si mettano in campo tutte le forze dellordine a disposizione e si proceda allallontanamento di tutti, dico tutti, gli irregolari in circolazione, allabbattimento delle improvvisate favelas e allo sgombero immediato degli edifici abusivamente occupati». Il «periodo della carota è finito» è la colorita metafora usata da Calderoli, perché «in assenza di risposte da parte dello Stato non mi stupirei che poi qualcuno iniziasse a farsi giustizia da solo...».
Ma se lallarme suscitato dagli episodi di violenza sessuale a Bologna e Milano è unanime, anche la presa di distanze dalle parole di Calderoli sembra altrettanto condivisa. Già, perché salvo il capogruppo di An alla Camera Ignazio La Russa («non mi sembra fuor dopera, con le dovute garanzie sarei daccordo») e il segretario di Azione sociale Alessandra Mussolini (che però accusa la Lega di limitarsi a «urlare»), nessuno sembra essere daccordo con il coordinatore delle segreterie della Lega. E se il centrodestra si limita a non offrire sponde a Calderoli, lopposizione lo attacca duramente. Per il segretario di Rifondazione comunista Fausto Bertinotti è «uno scandalo che si possa parlare in questo modo nella politica italiana», mentre il capogruppo dei Ds al Senato Gavino Angius definisce le parole di Calderoli «improntate a truculente volgarità e a un vero e proprio razzismo». Dello stesso tenore le critiche del responsabile Giustizia della Margherita Giuseppe Fanfani («siamo davanti a proclami populisti diseducativi e pericolosi») e del leader dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio secondo il quale «i deliri e i fanatismi leghisti non servono né a combattere la criminalità né a nascondere il fallimento delle politiche per la sicurezza della Cdl». «Calderoli - aggiunge - si ricordi di essere un ministro della Repubblica e non un aizzatore di folle».
Il coro di critiche, però, non sembra preoccupare il colonno della Lega. Che, candido, rincara la dose: «Unalzata di scudi incomprensibile, mica ho chiesto il taglio delle mani per i ladri.
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