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Calderoli: siamo all’ora della verità L’Udc? Finora ha approvato tutto...

Il ministro: «I tempi sono legati alla legge elettorale, dipende tutto da Casini»

nostro inviato a Venezia

Ministro Calderoli, domani (oggi per chi legge, ndr) la riforma federale arriva alla Camera per la quarta e ultima lettura. Vista la situazione all'interno della Casa delle libertà, c'è il rischio che sia un voto travagliato?
«L'inizio del dibattito in aula coincide con il compleanno di Umberto Bossi, potrebbe essere un segno del destino. Speriamo vada tutto bene (e con la mano destra fa un eloquente gesto scaramantico, ndr). Nonostante l'ostruzionismo dell'opposizione (sono già in 200 gli iscritti a parlare) i tempi sono comunque contingentati, e poi non c'è dibattito, bisogna solo dire “sì” o “no”».
Che tempi ci sono per l'approvazione?
«È tutto legato alla legge elettorale».
Ma c'è il rischio che si arrivi fino a ottobre?
«Purtroppo sì, anche perché la questione della riforma elettorale rimarrà in sospeso almeno fino a mercoledì, quando Fini tornerà dagli Stati Uniti. Prima è davvero difficile che si trovi una soluzione. Se si slittasse a ottobre, comunque, spetterebbe all'ufficio di presidenza della Camera decidere se e come stringere i tempi».
Insomma, siete nelle mani di Casini?
«Lo siamo stati anche l'altra volta che la devoluzione è passata per la Camera ed è andata bene».
Ma lei dell'Udc si fida?
«Almeno fino adesso, alla fine hanno approvato tutti i passaggi. Bisogna avere tanta pazienza... ».
E la questione premiership?
«Quella non è mai stata aperta, visto che la prima cosa che dovrebbe fare un partito che mette in discussione la candidatura a premier dell'attuale leader della coalizione nonché presidente del Consiglio è chiederne le dimissioni. Non mi pare che l'Udc l'abbia mai fatto».
Sabato prossimo è in programma un incontro pubblico a Reggio Calabria con tutti i leader della Casa delle libertà per illustrare la riforma federale al Sud. È confermato?
«Credo dipenda molto da come si risolverà la questione legge elettorale. Stiamo a vedere».
Follini le aveva detto che sarebbe venuto?
«Si era impegnato personalmente con me, non dovesse esserci lo considererei uno sgarbo».
Insomma, in fin dei conti sulla devoluzione qualche timore ce l'ha?
«Io dico solo che gli accordi che hanno dato vita non solo al primo governo Berlusconi ma pure al Berlusconi bis prevedono espressamente che venga approvata la riforma federale. Noi abbiamo mandato giù rospi per quattro anni e mezzo. E visto che il messaggio è indirizzato a Roma, glielo dico in latino: pacta sunt servanda. In caso contrario, ci troveremmo di fronte a un tradimento. E la Lega con i traditori non ci sta.

Né ora, né mai».

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