Calvisano e lo scudetto mignon

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Paolo Bugatto

Cinque anni per uno scudetto: 7.934 grazie. Tanti quanti sono gli abitanti di Calvisano, nella Bassa Bresciana. È un tricolore di paese. Il più piccolo della storia dell’Italia ovale. Viadana, che l’emozione di cucirsi sul petto il tricolore l’ha assaporata quattro stagioni fa, di abitanti ne faceva sedici mila e rotti. Lì la rete di «fabbrichette» che sostiene il club è di tutto rispetto. Gialloneri quelli di Viadana, gialloneri quelli di Calvisano. Con una sola differenza. Qui la «fabbrichetta» è soprattutto una. Quella del vicepresidente federale Alfredo Gavazzi. La specializzazione robotica e automazione. Altri tempi quando squadra e società si ritrovavano in un’osteria del paese, senza una sede propria, il campo di calcio dell’oratorio serviva per gli allenamenti.
Invece oggi Calvisano è una realtà diversa: quest’anno ha vinto anche lo scudetto under 21, si gode lo sponsor principale ed altre decine di sponsor minori, ha in programma un ampliamento delle tribune del suo stadio per giocare nella Champions League del rugby. E sono proprio lontani i tempi in cui i giocatori aiutavano a costruire quella che è ritenuta una delle più belle club house d’Italia in un paese che esporta nel mondo caviale, macchinari per la posa di binari, scarpe e altro ancora. Ma quest’anno i pensieri sono andati soprattutto alla squadra, difendere Andrea Cavinato nel momento in cui lo spogliatoio è arrivato al punto di rottura con il tecnico. E fino in fondo è arrivato con Cavinato a battere il Benetton.
E la rivincita di Andrea il «Fortunato», è totale. Lui, trevigiano che batte Treviso. A rimetterci la faccia è soprattutto la Treviso dei notabili che, a fine gara, tira fuori l’anima ultrà e sputa veleno contro il figliolo che la fortuna è andato a cercare lontano. La risposta è semplice. «Voi tenetevi Munari (il direttore sportivo, ndr) che intanto ho vinto io». Poi si accascia, stremato dalla battaglia dei nervi che in tribuna deve essere durata più di una vita ed in campo entrano i sentimenti. «Lo scudetto? Lo dedico a zio Loris, a Treviso è un’autentica bandiera del rugby e che purtroppo non sta bene...». Cavinato è fatto così. Vive di piccole cose, di emozioni, di dettagli. Forse la maniacalità nel preparare partite e allestire squadre di rugby ha radici in questo sua origine di provincia.
Il Benetton di Green gli ha dato una bella mano. Troppo presuntuoso per poter dare per scontato il terzo titolo di fila. La differenza è tutta qui. Fatta di assegni da una parte e dall’altra. Ma con una differenza: che a Treviso la birra non va di moda. Lì si va di prosecco.

I gialloneri dal 9 giugno organizzeranno la festa della birra, 7.934 boccali si alzeranno in cielo per il brindisi più sentito che la comunità del piccolo centro del bresciano abbia mai ricordato. Compresi i dipendenti della «fabbrichetta» del Gavazzi.

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