da Roma
Terremoto a Cinecittà Holding. Da ieri sera alle 20, quando il responsabile della Direzione cinema presso il ministero, Gaetano Blandini, ha comunicato le nomine, quello che fu il Gruppo cinematografico pubblico ha un nuovo Consiglio d'amministrazione. Ci sono volute due settimane di trattative e ritocchi, ma alla fine il ministro Buttiglione l'ha avuta vinta. In sostanza, viene azzerato il Cda che l'ex ministro Urbani aveva designato all'incirca due anni fa, nel tentativo di imprimere una più marcata impronta manageriale a Cinecittà Holding (da non confondere con Cinecittà Studios, tutt'ora presieduta da Luigi Abete), che coordina Istituto Luce, Aip, Cinecittà Diritti e si occupa dei circa ottanta schermi del circuito Cinecittà Cinema. Dunque: via l'amministratore delegato Ubaldo Livolsi, l'uomo che portò Mediaset in Borsa, al suo posto Massimo Condemi, già capo di gabinetto dell'ex ministro Gasparri, in quota An. Confermato il presidente, senza deleghe, quindi con un ruolo puramente di rappresentanza, nella persona di Carlo Fuscagni. E ancora: via i consiglieri Francesco Alberoni, Marcello Veneziani, Michele Lo Foco, Filippo Soldi e Alessandro Usai (che però resta Direttore generale); arrivano Sandro Abeille, Massimiliano Converti (ex capo della segreteria di Buttiglione), Guido Pugliesi (Enav), Roberta Lubich (prima moglie del presidente della Camera, Casini) e Claudio Sorrentino (consigliere personale del ministro in materia di cinema). Confermati infine Giovanni Galoppi e Francesco Ventura, il primo presidente di Aip, che sta per Audiovisual Industry Promotion, il secondo in rappresentanza del ministero.
Come leggere la piccola rivoluzione a via Tuscolana? Politicamente è una vittoria dell'Udc, che può contare oggi sulla maggioranza all'interno del Cda. In compenso Alleanza nazionale conquista a sorpresa l'amministratore delegato, benché, fino a ieri, tutti giurassero sulla conferma di Livolsi. Insomma, le dimissioni, giunte con qualche anticipo rispetto alla scadenza del mandato triennale, non erano così «finte» e «strategiche» come apparse a molti osservatori. Soprattutto a sinistra le avevano lette come una manovra per legittimare qualche ritocco appena in vista di una possibile sconfitta elettorale. Di fatto Buttiglione ha ridisegnato il vertice di Cinecittà, adattandolo a quella che considera la nuova «mission» della holding, la quale può contare per le sue attività su circa 22-23 milioni di euro all'anno di provenienza ministeriale, metà dei quali destinati all'Istituto Luce.
Risulta ormai evidente che il filosofo col sigaro ha sposato uno stile «interventista»: e così dai prediletti temi estetici, un po' il suo pallino, è passato alla gestione diretta degli incarichi.
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