LondraSull'immigrazione è impossibile continuare così. Questo il primo ministro britannico David Cameron ha fatto intendere nel suo discorso al Parlamento in cui ha annunciato un periodo di sacrifici per il Paese, necessari a risollevare l'economia nazionale. Le misure per contrastare la recessione in cui la Gran Bretagna affonda sempre più saranno drastiche al pari di quelle per limitare il flusso che da anni si riversa sulle frontiere di casa. «La politica laburista ci ha lasciato in eredità un livello di immigrazione insostenibile», ha dichiarato il premier conservatore deciso ad aggiungere molti paletti all'ingresso degli immigrati in Inghilterra, siano questi regolari oppure no.
La sua posizione non è una sorpresa visto che era già espressa nel suo programma elettorale in cui si prometteva di ridurre il numero delle specializzazioni richieste a chi vuole entrare nel Regno Unito con un permesso di soggiorno. Basta dunque con il pressappochismo laburista inaugurato da Tony Blair che ha finito con lo spalancare le porte a chiunque in modo indiscriminato e irresponsabile, ha sottolineato Cameron, a questo punto è necessaria una svolta. Dichiarazioni dure seguite peraltro da alcuni fatti immediati. Ieri il quotidiano The Guardian ha rivelato l'intenzione del nuovo governo di coalizione di rimandare a casa perfino i minori afgani giunti nel Paese senza la famiglia. Altro che permesso di soggiorno, i ragazzi verranno rimpatriati subito e per adesso si tratta soltanto di questa etnia perché costituisce il gruppo più numeroso, ma non è escluso che in futuro vengano messe in atto misure simili anche nei confronti di altri minori non accompagnati richiedenti in asilo in Gran Bretagna.
Attualmente i ragazzi al di sotto dei 18 anni che hanno fatto domanda per rimanere nel Paese sono circa 4.200. Dei 400 che hanno chiesto asilo nei primi 3 mesi di quest'anno, la metà erano afgani. La maggioranza viene presa in carico dai servizi sociali inglesi e gli adolescenti provenienti dall'Afghanistan sono quelli più numerosi. Per questo motivo l'esecutivo - nell'ambito di un'iniziativa europea su larga scala - ha messo a punto un piano per rimandare i ragazzi nel loro Paese d'origine, creando in loco un centro di reintegrazione che si occupi esclusivamente delle loro necessità. Per far questo l'agenzia britannica dispone di 4 milioni di sterline e il progetto iniziale varato dal governo prevede l'espulsione di 12 ragazzi al mese oltre ad altri 120 adulti. Se tutto fila liscio, i minori "reintegrati" in Afghanistan dovrebbero essere circa 150 ogni anno e dovrebbero poter rimanere nel centro fino a quando non saranno maggiorenni.
Gli ultimi sviluppi sono stati guardati da alcuni con preoccupazione, soprattutto per quanto riguarda le garanzie di sicurezza offerte ai ragazzi che verranno rimpatriati. «Prima di deportare dei ragazzini indifesi in posti come l'Afghanistan i governi europei devono assicurarsi che questo sia veramente nel loro miglior interesse», ha dichiarato al Guardian Simone Troller dell'organizzazione Human Right Watch.
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