Campagnano Romano: tra torri e castelli di origine medievale

Campagnano, un paese che si attesta a 34 chilometri da Roma, lungo la Cassia e in vista del monte Razzano e della valle del Baccano, ha un nome che denuncia origini abbastanza «ballerine». Tra miti, leggenda e storia. Il suo toponimo, secondo una versione campana, deriverebbe da quella gente di Capua, che, tradendo Roma a favore di Annibale, dopo il 221 avanti Cristo, i Romani trasferirono coattivamente nell’area di Veio e di Nepi.
Da Vedere. Grazie all’assetto urbanistico del paese, il Medioevo anticipa e annuncia il prossimo Rinascimento, ma senza cesure o troppe evidenti discontinuità. Nel Borgo sopravvivono case e torri, databili all’XI e XII secolo, con la Collegiata di San Giovanni Battista, che, nella sagrestia conserva una tavola di Scuola Lombarda con Madonna e Bambino. Altrettanto antica è la Chiesa di Santa Maria del Prato dell’XI secolo, e, poco più là, la chiesetta della Pietà, anche questa dell’XI secolo, ad unica navata, nella quale è affrescata una Pietà di pregevole fattura. Più interessanti, forse, sono gli esempi di architettura Rinascimentale. Uno di essi è la chiesa del Gonfalone, dalla bella facciata scandita da paraste in peperino e originale coronamento balaustrato con torre centrale. L’interno è movimentato da statue, putti, erme e figure umane in stucco. Al centro della piazza c’è la monumentale fontana dei Delfini mentre poco discosto, si erge il Palazzo Galli del XVI secolo, di scuola del Vignola, ma con portico a loggia in peperino.
Da Mangiare e da Bere. Nella campagna di Campagnano si coltivano viti, ulivi, ortaggi, frutta e frumento e buono è lo sviluppo nel settore zootecnico. Da queste coltivazioni arrivano tutti i fondamentali che danno sapori genuini a una cucina locale che vale la pena di scoprire. Frequentando le numerose trattorie che sono sempre pronte a offrire menu che privilegiano, prima di tutto, i rinomatissimi carciofi e le squisite zucchine, il caratteristico formaggio pecorino e gli inestimabili salumi.

Ma siamo pur sempre accanto alle rive di un lago, che arricchisce l’offerta della tavola con coregoni ed anguille. Il vino è quello locale, il valido ma ancora poco conosciuto baccanale, che è un rosso di sapore particolare per essere prodotto da vitigni coltivati in terreno vulcanico e, soprattutto, dal mitico Cabernet.

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