È la terra che balla tra due vulcani, lombroso Vesuvio e la bianca e ribollente solfatara, che si alza e abbassa sul livello del mare, segnando il bradisismo di Pozzuoli, che si allarga in specchi dacqua sulfurei, dai laghi alla sua baia; è la terra che brucia, tra lacqua ed il cielo, sono i campi ardenti, i Campi Flegrei. Nessun artista che sia passato da qui ne è rimasto indifferente, scrittore, scultore, fotografo o pittore che fosse. Ameni e fascinosi, questi Campi di fuoco sono fra i siti più narrati e ritratti del mondo.
Una vasta antologia di queste impressioni dartista è offerta dalla mostra che titola, appunto, «Campi Flegrei, mito, storia, realtà» (Napoli, Castel SantElmo, fino all11 febbraio; informazioni: 081-2395653/666), promossa dallassessorato al Turismo e ai Beni Culturali della Regione Campania, organizzata dalla Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Napoletano e parte del progetto Integrato Grande Attrattore Culturale Campi Flegrei attuato con risorse europee.
Oltre cento le opere esposte (dal XVI al XX secolo) tra dipinti, acquerelli, disegni, gouaches e preziosi esemplari cartografici, provenienti da musei italiani ed europei e da collezioni private. Jacques Volare, Joseph Fernet, Michael Wutky, Philipp Hackert e tanti altri artisti italiani e stranieri offrono al visitatore, attraverso il loro sguardo, litinerario dei Campi Flegrei e dellintera area archeologica da Cuma a Pozzuoli, da Baia a Bacoli: un percorso tra realtà e fantasia, sulle orme di Ulisse e di Enea, alla ricerca della Sibilla Cumana e dellingresso degli inferi.
Per gli artisti e i viaggiatori, Napoli era una tappa obbligata del Grand Tour e la costa flegrea, con le sue antichità, rappresentava il fascino del mito e della leggenda classica. NellOttocento, il paesaggio è esaltato nelle opere dei maggiori esponenti della «scuola di Posillipo», da Anton Sminck Pitloo a Giacinto Gigante, da Johan Christian Clausen Dahl a Gonsalvo Carelli. Il Novecento è affidato ai tratti moderni e contemporanei di Carmine di Ruggiero, Gianni Pisani, Domenico Spinosa, Ernesto Tatafiore.
Scorrono, attraverso tempi e stili diversi, Procida, Nisida, Ischia, il lago di Lucrino e lAverno, le preziose terme, la tomba di Virgilio, il martirio di San Gennaro, il tempio di Venere, il tempio di Mercurio, il tempio di Proserpina, Bagnoli e Posillipo, Capo Miseno e la Villa di Agrippina Iulia, il Monte Nuovo, luoghi fumosi che sanno dinferno, i campi elisi... Sono esposti anche alcuni interessanti reperti archeologici, tra gli altri la testa dellAthena Lemnia e la Testa del filosofo.
Unico fotografo in mostra, il grandissimo Mimmo Jodice, con trenta scatti in bianco e nero che fanno parte di una lunga riflessione sulle origini e sullantica cultura del Mediterraneo: cavità misteriose, scorci pieni di bagliori, rovine e frammenti di architetture, corpi, volti, che col passar dei secoli hanno perso qualche pezzo, ma non lanima.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.