Le elezioni politiche si abbattono come un ciclone sul consiglio comunale e Palazzo Marino rischia la paralisi. Colpa di chi se ne andrà conquistando un seggio alla Camera o al Senato, ma anche di chi resterà. E sarà pronto a far pesare la sua delusione per non essere stato candidato. Partenti più scontenti, un effetto combinato che rischia di provocare non pochi guai alla giunta Moratti che ha in calendario passaggi delicatissimi come l’aggiudicazione e l’eventuale gestione dell’Expo 2015, l’Ecopass che zoppica, il nuovo regolamento della pubblicità, delibere di urbanistica e il tema delicatissimo dell’istituzione del registro delle coppie di fatto.
Che vinca Berlusconi o che vinca Veltroni la pattuglia che abbandonerà il consiglio è composta tutta con pezzi da novanta: ben due capogruppo del centrodestra e quella Pd. Traslocherà sicuramente a Roma il numero uno della Lega Matteo Salvini piazzato addirittura al quinto posto nella lista del Carroccio. Dovrà sudarsela un po’ di più il capogruppo di An Carlo Fidanza che nella graduatoria del Popolo della libertà ha strappato una ventiduesima posizione. Ma con la rinuncia di Gianfranco Fini che sceglierà Bologna, quella di Berlusconi e Gaetano Pecorella che punta alla Corte costituzionale, non dovrebbe aver problemi. Dovrà poi decidere se mantenere il doppio incarico o lasciare il posto a Giovanni De Nicola, oggi in Provincia. Innescando così un’insidiosa caccia al posto di capogruppo. Senza dimenticare che anche il consigliere Giovanni Bozzetti potrebbe presto lasciare per un posto da assessore in Regione. A ingarbugliare la matassa c’è anche la Destra. Se la nuova formazione di Francesco Storace dovesse superare lo sbarramento del 4 per cento, grazie al gioco delle rinunce anche per Barbara Ciabò si potrebbero aprire le porte di Montecitorio. Fermento anche nel Pd con la capogruppo Marilena Adamo al numero 14 nella lista del Senato. Un posto a rischio, ma non troppo. Per la sua successione favorito l’ex diessino Pierfrancesco Majorino a cui il numero 18 non dovrebbe garantire il salto (ma non si sa mai) e il margheritino Andrea Fanzago. Con gli equilibri interni tra le due forze confluite nel Pd da ridefinire.
Lunghissima, invece, la lista degli scontenti. Praticamente tutta Forza Italia con assessori e consiglieri totalmente esclusi dalla corsa. Casomai relegati (come Fabrizio De Pasquale o Paolo Massari) nello scomodo ruolo del «riempitivo».
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