Cantos quotidiani per mamma e papà

Dalla corrispondenza coi genitori emerge per la prima volta un ritratto intimo e completo del poeta. Fra desideri e ambizioni da adolescente, consigli letterari e istruzioni per la comprensione della sua opera

Cantos quotidiani per mamma e papà

Luca Gallesi

Tutto è fatidico, a cominciare dai nomi. Un grande poeta non poteva che avere Omero e Isabella come genitori, e come nome quello di un profeta dell’Antico Testamento, visionario e sensibile al destino del suo popolo. Stiamo ovviamente parlando di Ezra Pound (1885-1972), indiscutibile rinnovatore della poesia moderna e discussa «intelligenza scomoda» del ’900, il quale pagò il proprio impegno contro le ingiustizie scontando, dopo la guerra e senza alcun processo, 12 anni di reclusione nel manicomio criminale di Washington. Seguendo ancora il destino, questa volta scritto nel cognome, che in inglese significa «sterlina», volle occuparsi di denaro, studiandone i misteri e denunciando gli speculatori, da lui bollati sin dagli anni Dieci come usurai e per questo scaraventati all’inferno nei Cantos.
Le sue idee si possono riassumere in una frase di Confucio, così tradotto e interpretato dallo stesso Pound: «La buona amministrazione del regno ha la sua radice nel buon ordine della famiglia». Ordine naturale, bellezza e giustizia, i principi che dovrebbero modellare la società, sono appunto i cardini della sua educazione sin dalla più giovane età, come appare dalla lettura del ponderoso e appassionante epistolario con i suoi genitori appena pubblicato nel Regno Unito: Ezra Pound to His Parents. Letters 1895-1929, a cura di Mary de Rachewiltz, A. David Moody e Joanna Moody (Oxford University Press, pagg. 776, sterline 35), una raccolta completa e arricchita da un apparato critico, preziosissimo anche per il lettore colto non specialista.
Ezra è figlio unico di genitori attenti e amorevoli, a cui scrive quasi quotidianamente soprattutto durante i lunghi periodi all’estero. Sempre molto rispettoso, scrive individualmente al padre e alla madre, con toni e contenuti diversi. Isabel, donna colta e intelligente, forse anche un po’ snob, è attentissima all’educazione artistica e letteraria di Ezra; il padre Homer, invece, è il confidente, verso il quale il figlio nutre un’ammirazione incondizionata unita a smisurato affetto. Ancora a proposito di coincidenze significative, il padre lavora alla Zecca di Filadelfia, dove il figlio viene iniziato ai misteri del denaro; ogni volta che va a trovarlo, Ezra è affascinato da quei mucchi di monete d’oro e d’argento spalate da operai dotati di forza apparentemente sovrannaturale.


Le lettere ai genitori, qui raccolte e ordinate per la prima volta nella loro interezza, ci restituiscono un’immagine a tutto tondo del poeta, con le sue ambizioni e i suoi desideri, che poco alla volta diventano realtà. Il suo intento è inflessibile, e queste pagine ce lo confermano: aveva deciso già da bambino che sarebbe diventato poeta, anzi il Poeta migliore del suo tempo, e anche le sue lettere ci dimostrano che aveva ragione.

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