Ricapitolando: il Comune di Padova (giunta di centrosinistra) ha chiuso un occhio, se non tutti e due, sulloccupazione abusiva degli immobili popolari da parte di disobbedienti, autonomi, aspiranti brigatisti. Ha tollerato morosità, rinviato sfratti, nicchiato sullintervento della forza pubblica. Poi, dopo lultima retata, ha gridato al complotto politico verso chi chiedeva conto dell«ospitalità» data dal sindaco rosso Flavio Zanonato agli aspiranti terroristi.
Il presunto stratega del nuovo gruppo di fuoco, Claudio Latino, abita infatti da tempo con la consorte coindagata Maria Zanin in un appartamento dellAter (azienda territoriale di edilizia residenziale) quando in realtà, sè scoperto, per anni lo subaffittava a un amico, altro militante Br arrestato: Alessandro Toschi. A godere degli stessi privilegi altri due personaggi delleversione rossa ammanettati: Davide Bortolato e Andrea Scantamburlo, questultimo residente «popolare» a Padova in compagnia di Sara Salimbeni (attivista Cgil, indagata pure lei). Tutti, in un modo o nellaltro, hanno frequentato uno stabile di proprietà del Comune, un ex istituto scolastico, occupato impropriamente dai fedelissimi del centro sociale «Gramigna» in via Vecellio diventato un covo delle nuove Brigate rosse. E tutti, più o meno, hanno avuto a che fare con lunica donna del gruppo arrestata, Amarilli Caprio, iscritta Filt-Cgil, anello di congiunzione tra le componenti milanesi e padovane delle Br, il cui nome va ad allungare la lista dei fortunati titolari (abusivi) di un appartamento comunale nella città del Santo. Il suo ultimo indirizzo conosciuto è in via Varese, in una di quelle case dellAter che lei e i suoi amici dei centri sociali erano soliti assaltare, abitare senza autorizzazione, viverci in eterno previa sanatoria assicurata dallamica amministrazione comunale. Proprio per uno di questi «espropri immobiliari» (lalloggio incriminato era in via Cavalieri) la Caprio ebbe una piccola disavventura giudiziaria culminata con un processo.
Altra «perla» dellamministrazione di centrosinistra lappartamento nello splendido complesso cinquecentesco «Ca Lando» rilasciato allimpronunciabile Bauchensky, che di nome fa Giorgio, e che abitualmente trascorre le sue giornate al «Gramigna». Da leader del centro sociale più duro e puro della regione a indagato eccellente per il furgone Ducato utilizzato dallorganizzazione e già controllato dai carabinieri il 12 giugno 2005: la parabola rivoluzionaria di Bauchensky sè consumata mentre linteressato abitava nella splendida struttura tirata su nel lontano 1535 dallarchitetto-doge Pietro Lando, e finita di restaurare nel 1991 con un sacco di soldi pubblici.
Di questo scandalo alloggiativo, e della tolleranza infinita riservata agli «okkupanti», ha abbozzato una difesa il sindaco Zanonato che se lè presa col centrodestra «per non aver fatto alcuno sgombero» nel periodo in cui ha governato la città. Sul fronte delle indagini, infine, mentre va registrato il ricorso in massa al tribunale del Riesame dei quindici componenti del Partito comunista politico-militare arrestati nelloperazione antiterrorismo, gli inquirenti fanno sapere che Claudio Latino e Davide Bortolato erano già stati implicati, e indagati, nellinchiesta sullomicidio Biagi.
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