Il caposcorta promosso 007 Le mani di Prodi sui Servizi

da Roma

Non c’è due senza tre. Dopo aver orgogliosamente annunciato che i nuovi direttori dei servizi segreti erano stati nominati «fuori da cordate e giochi di potere», il premier Romano Prodi omise di dire che il neo direttore del Cesis, il generale Giuseppe Cucchi, fino al giorno prima aveva lavorato presso l’istituto di ricerca Nomisma (un tempo a lui caro) e che solo qualche mese addietro s’era impegnato a dare una mano al costituente Partito Democratico attraverso l’università «Ulibo» di Bologna. Giorni dopo la promozione di Cucchi, una puntuale fuga di notizie bloccò (o forse solo rimandò) la scalata all’ambìto «Ufficio Analisi» del medesimo ufficio di coordinamento degli 007, di un altro pezzo da novanta di Nomisma: Alessandro Politi, vice di Cucchi nella sezione «Scenari strategici e sicurezza» dell’istituto bolognese dov’è descritto come «analista strategico e di Open Source Intelligence». Approfittando delle Sante Feste, sempre per «star fuori da giochi di potere e da cordate politiche», Romano Prodi ha promosso al Cesis una terza persona a lui molto vicina. In tutti i sensi. Stefano Fregni, sostituto commissario di polizia, per anni in servizio alla Digos di Bologna prima di dedicarsi anima e corpo all’attuale premier, da guardiaspalle personale del presidente del Consiglio è diventato in un sol colpo vice capo di Divisione del Cesis. Un salto doppio, triplo, clamoroso, sancito con un decreto passato sotto silenzio a cui seguirà, adesso, l’investitura quale supervisore di una struttura con tanto di questori (suoi superiori fino a una settimana fa) alle sue dirette dipendenze. Secondo un’indiscrezione rilanciata dal sito Dagospia, sulla quale il Giornale ha trovato ulteriori conferme, più di un sindacato di polizia ha deciso di vederci chiaro. Anche per valutare la destinazione degli altri cinque uomini della scorta (quattro della Digos bolognese, uno dell’ufficio Tlc, più il segretario provinciale del Silp-Cgil) transitati direttamente al Cesis a differenza dei colleghi «angeli custodi» del ministro dell’Interno, Giuliano Amato, che si pensava dovessero seguire la stessa strada e che sono rimasti invece all’Ufficio Scorte del Viminale.
«Piccoletto, cicciotello, scutrettotola seguendo in ogni dove il premier e guadagnandosi l’appellativo di “pesce-pilota”», così viene definito Fregni dal sito di gossip più informato e cliccato d’Italia. Del poliziotto-ombra di Prodi i colleghi parlano come di un uomo per bene, da sempre devoto al Professore, fors’anche per la stima che la signora Flavia Franzoni gli ha più volte ribadito. Basta accendere la tv, e Fregni è sempre dietro Prodi.

Più che la vita, l’anno scorso il caposcorta ha rischiato di perdere la faccia quando Striscia la notizia mandò in onda un’immagine dove sembrava che Fregni pizzicasse il fondoschiena a Prodi. Un’incidente di percorso. Per Romano, questo e altro.
gianmarco.chiocci@ilgiornale.it

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