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«Cara Fiera, parliamoci o a perdere sarà Milano»

«Riscoprire il rito ambrosiano». E una tirata d’orecchie alla Fiera, «con la quale ultimamente fatichiamo un po’ a sederci intorno a un tavolo per prendere decisioni importanti».
Assessore Masseroli, sembra preoccupato.
«Per nulla preoccupato. Milano è piena di cantieri aperti, stiamo riqualificando aree importanti nel cuore della città. CityLife, Porta Nuova».
E l’appello al rito ambrosiano?
«In un momento in cui c’è troppo dibattito para-politico, Milano è la miglior risposta. Qui le istituzioni offrono concretamente quello che il cittadino chiede. Ma dobbiamo fare di più».
In concreto?
«Tra pochi mesi si inaugura il grande centro congressi nel quartiere CityLife. Eppure ci sono ancora problemi non risolti».
Quali problemi?
«Si affaccia sull’“area di cerniera” che secondo l’accordo di programma va demolita, bonificata e ristrutturata. Ma aspettiamo ancora notizie dalla Fiera».
Vuol dire un’area dismessa?
«Davanti al punto di accesso del centro congressi e dove sorgerà il nuovo museo di arte contemporanea».
Una questione di soldi?
«I costi vanno quantificati e per questo sarebbe opportuno parlarsi. Stabilire chi deve pagare e come trovare un equilibrio. Ma non ci si riesce. E la pulitura è indispensabile».
Di qui l’appello al rito ambrosiano?
«Capisco che il core business della Fiera sia un altro, ma non si può nemmeno inaugurare il centro congressi con una discarica davanti. Temo che la capacità di dialogo si stia isterilendo».
Come se ne esce?
«Ricordandosi che solo grazie alla collaborazione di tutti la città si può sviluppare. Dobbiamo muoverci. E così battere anche la crisi».
Un effetto che potrebbe andare anche al di là del mattone?
«È chiaro che vedendo una città dinamica, la fiducia cresce. E con la fiducia anche l’economia. Ricordiamoci che oggi c’è molto entusiasmo per Milano. Un’attenzione ai grandi interventi urbanistici che arriva da tutto il mondo».
Tornando a CityLife?
«Siamo in tre soggetti: il Comune, CityLife e la Fiera. Solo se riusciremo a rinunciare ai personalismi, potremo raggiungere l’interesse comune».
Altrimenti?
«Altrimenti il rischio è che ad essere penalizzate non siano tante le opere dei privati, ma quelle destinate alla città».
Per esempio?
«Il Palazzo delle Scintille nel Padiglione 3, l’unico che rimarrà in piedi della Fiera storica. È di proprietà della Fiera, in usufrutto a CityLife che lo destinerà a patrimonio comunale. Per farne il grande centro culturale per i bambini».
Una faccenda intricata.
«No, se i tre soggetti rinunceranno un po’ ai loro interessi. Dobbiamo parlarci, trovare un percorso comune. È questo il rito ambrosiano che ha fatto grande Milano nei secoli».
È così difficile incontrarvi?
«Stiamo lavorando. Ma è necessario ritrovarci al più presto. Area di cerniera e Padiglione 3 sono solo due esempi di come pubblico e privato debbano incontrarsi per perseguire un interesse superiore. Come il grande parco o il Muba, il museo del bambino».
Sembra di capire che i rapporti del Comune con la Fiera ultimamente non godano di buona salute.


«La grande sfida per l’interesse pubblico deve essere giocata da tutti gli attori. Insieme. Gli accordi a tre con Fiera e CityLife devono trovare una sintesi. E a breve».
Dovesse fare un appello?
«Lasciamoci dietro la crisi, sviluppiamo la città. Diamo risposta a ciò che la gente ci chiede».

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