da Hong Kong
Joseph Zen Ze-Kiun, il vescovo di Hong Kong, premiato col cardinalato da Papa Benedetto XVI, si impegnerà direttamente per il reciproco riconoscimento tra Vaticano e Repubblica Popolare Cinese. In unintervista rilasciata allAnsa nel suo spartano ufficio di Hong Kong, Zen ha fatto sapere che Pechino «oggi non è monolitica» come in passato e che nella capitale «cè qualcuno che si fida di me». Il cardinale, che giovedì scorso è stato festeggiato dai cattolici dellex-colonia britannica (circa trecentomila su una popolazione totale di sei milioni di persone), si è mostrato ottimista sulla possibilità di una ripresa delle relazioni diplomatiche. «Non voglio fare previsioni sui tempi ma è possibile che qualcosa avvenga prima delle Olimpiadi del 2008». «Il Papa mi vuole come suo consigliere e non spetta a me condurre delle trattative», ha precisato il cardinale, che parla un buon italiano. «Però, agendo discretamente, spero di poter aiutare Pechino a rimuovere i pregiudizi che sono ancora largamente diffusi sulla Chiesa. In Cina molti pensano alla Chiesa nello stesso modo nel quale ci pensavano centanni fa».
Il cardinale, che ha 74 anni ed è noto per il suo impegno nelle battaglie civili - come quella per linstaurazione ad Hong Kong di un sistema politico pienamente democratico - ha detto di essere pronto a recarsi in Cina «in qualsiasi momento». «Però - ha aggiunto - non come lultima volta, quando ho fatto una visita da turista. Se vado voglio incontrare qualcuno molto in alto». Il cardinale è stato invitato a Shanghai, la città dove è nato nel 1932, allinizio del 2004. «È stato comunque un fatto significativo, perché pochi mesi prima cera stata una forte protesta democratica della quale eravamo stati tra i protagonisti», prosegue. In passato Joseph Zen - un amico personale dellattuale Papa e del suo predecessore Giovanni Paolo II - è stato fortemente critico verso i dirigenti cinesi, spingendosi fino a definire lex presidente Jiang Zemin «un criminale che ha pensato solo al suo tornaconto personale». Ma erano altri tempi. E oggi il suo linguaggio è assai più sfumato e diplomatico. «Credo che gli attuali dirigenti siano più aperti - dice riferendosi, senza mai nominarli, al presidente Hu Jintao e al primo ministro Wen Jiabao - anche perché è la situazione generale che è maturata».
I dirigenti cinesi hanno accolto la nomina a cardinale di Zen, il 24 marzo, con freddezza ma senza sollevare polemiche. La sola voce severamente critica è stata quella di Liu Bainian, capo dellassociazione cattolica «patriottica» fedele al governo di Pechino. I cattolici cinesi ritengono che la sua presa di posizione, che il cardinale si limita a definire «strana», indichi che Liu si sente direttamente minacciato da un riavvicinamento tra le due parti.
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