Careggi, primo trapianto dopo la bufera

da Firenze

Il sistema toscano dei trapianti tenta di rialzare la testa. Una settimana dopo l’incredibile vicenda dei tre pazienti che hanno ricevuto gli organi di una donatrice risultata sieropositiva per l’errore di una biologa fiorentina dell’ospedale di Careggi e il ritardo nella comunicazione dell’esito delle analisi che chiama in causa l’operato di due medici del laboratorio dell’ospedale pisano Santa Chiara, ieri è stato eseguito il primo trapianto dopo la bufera.
L’intervento eseguito al policlinico Cisanello di Pisa dall’équipe del professor Franco Filipponi direttore dell’Organizzazione toscana trapianti, ha riguardato una donna di 41 anni che ha ricevuto il fegato di un donatore deceduto per un’emorragia cerebrale al quale sono stati espiantati anche i reni trapiantati su due donne di 65 e 73 anni, operate ieri. «È il segno che la cittadinanza non ha perso la fiducia nel nostro sistema - ha detto Filipponi -. Nessuno, né donatori né riceventi hanno manifestato la minima incertezza alla chiamata. La Toscana resta leader. Questa volta la sorte si è accanita incredibilmente contro di noi, ma sono convinto che si è trattato di un caso eccezionale. È stata una epidemia di deresponsabilità che non dilagherà». Anche il ministro della Salute Livia Turco commenta: «I cittadini confermano fiducia nel sistema trapianti e nessun calo delle donazioni è stato registrato dopo quanto avvenuto in Toscana». Nella settimana dal 19 al 26 febbraio, nell’ambito della rete trapiantologica italiana, sono stati segnalati al Centro nazionale trapianti 34 potenziali donatori e in 19 casi si è proceduto al prelievo degli organi. «Sono felice e commosso per quanto accaduto in queste ore - afferma l’assessore regionale per il diritto alla salute Enrico Rossi -. Abbiamo salvato tre vite umane, abbiamo saputo superare i timori e le esitazioni che, umanamente, ci avevano tormentato nei giorni scorsi, dopo quanto avvenuto a Careggi e a Pisa».
Certo è che sulla vicenda dei tre pazienti trapiantati con organi infetti l’allarme per il rischio di contagio resta altissimo. E sull’ipotesi che già uno dei tre abbia contratto il virus dell’Aids Filipponi, spiega che «le possibilità che i tre pazienti sviluppino il contagio, in questa situazione è elevatissima, più del 90 per cento. I tempi per la positivizzazione possono essere diversi, ma di solito ciò avviene da uno a tre mesi dopo il trapianto. Per essere sicuri che il contagio non sia avvenuto deve trascorrere almeno un anno».
Intanto vanno avanti le indagini avviate dalla procura di Firenze sul versante giudiziario e dalle Commissioni sanitarie, locali e nazionali, su Firenze e Pisa.

Il procuratore Ubaldo Nannucci ha disposto l’acquisizione dei documenti relativi all’attività dei due laboratori di analisi di Pisa per capire i motivi del ritardo di comunicazione da Pisa a Careggi e se le procedure siano state rispettate. Per il momento non ci sono indagati. Finora nessuno dei tre pazienti trapiantati ha presentato denuncia.

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