Cultura e Spettacoli

CARI AGENTI «C.S.I.», IMITATE ROCCA

Non è un capello ma un crine di cavallo uscito dal paltò. Quarant’anni dopo, l’antico refrain di Edoardo Vianello è preso a nolo dagli investigatori di C.S.I., il telefilm diventato un cult, come dicono quelli che vogliono darsi un tono, anche se non hanno la minima idea di quel che significhi. Poi c’è chi finge di conoscere la pronuncia del titolo e spara sproloqui da far inorridire Biscardi, richiamando temerariamente in vita le SS di infausta memoria. Meglio limare la spocchia, mica è un delitto, per restare in tema, non sapere l’inglese, e dire «Stasera mi guardo il poliziesco di Italia 1», aggirando subito l’ostacolo, oppure rifugiarsi nella seconda parte del titolo, che precisa Scena del crimine.
Divagazioni lessicali a parte, piace ma non troppo, stando ai famigerati dati di ascolto, il telefilm dove i poliziotti alla pistola preferiscono la lente di ingrandimento, come già faceva il loro più illustre antenato, Sherlock Holmes di Baker Street. Sarà che le storie, oltre che esageratamente sofisticate sotto il profilo giallo in senso stretto, sono anche molto cupe, spesso con scene disgustose. Come nell’ultimo episodio trasmesso, con brani di cadavere masticati esposti in primo piano sul teleschermo. E il protagonista, l’ingrassato William Petersen di Vivere e morire a Los Angeles, pur se contornato da due spettacolose colleghe, sicuramente introvabili in qualunque distretto di polizia del pianeta, ha sempre una piva lunga così. Perbacco, anche se è dura immergersi in questo mondo crudele, un sorriso a puntata si può anche fare. Tanto più che gli stipendi di un affermato divo televisivo a occhio e croce sono superiori a quelli di un capoccia della Scientifica.
Ecco, probabilmente è proprio l’indiscutibile simpatia di Gigi Proietti a dirottare il venerdì sera su Raiuno la fetta più grossa degli spettatori vedovi di Zelig. Intendiamoci, Il Maresciallo Rocca, di cui stanno andando in onda le repliche della prima serie, vecchia di dieci anni (!), è modestissimo nell’intreccio poliziesco. La gracilità dell’intrigo mette più brividi delle imprese compiute da banditi di fantozziana goffaggine. Ma la differenza la fa lui, l’irresistibile Proietti, ben spalleggiato dal sorriso cordialone e dalle forme ipercaloriche della casereccia fidanzata farmacista Stefania Sandrelli. A volte è il succulento contorno a far sembrare ottimo un arrosto appena passabile.
Infine, particolare non trascurabile, Rocca parla come mangia. Neanche sotto tortura gli uscirebbe una frase pronunciata da Miss C.S.I. (anch’essa in replica): «Normalmente i neuroni inviano un messaggio, le sinapsi si accendono e si spengono. Sotto pcp le sinapsi restano sempre accese, come se l’intero cervello avesse una connessione a dfl».

Chiaro no? Forse è ancora più chiaro perché vince Rocca.

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