CARO ALFREDO,

CARO ALFREDO,

Caro Massimiliano, consentimi, come appartenente alla «famiglia» del Giornale, di fare un'appendice all'interessante dibattito sul «ruolo dell'opposizione» al quale nei giorni scorsi - come tu sai - avevo voluto intervenire insieme a tutti i gruppi dell'opposizione in Provincia, per dare testimonianza che nel nostro Ente il centrodestra è una squadra che lavora unita, senza personalismi e con obiettivi comuni.
Non amo le polemiche: preferisco operare con lealtà e coerenza con e per la nostra gente e, per quanto riguarda il mio impegno di Consigliere Provinciale, voglio prima di ogni altra cosa non deludere gli oltre 176.000 genovesi che mi hanno votato al ballottaggio di giugno, grazie anche al sostegno di tutte le componenti della coalizione di centrodestra.
Un centrodestra in movimento che deve e vuole guardare al futuro per cambiare il presente e superare le rendite di posizione.
La parola d'ordine è aprirsi alla gente, a chi vuole impegnarsi, con passione e disinteresse, per creare una politica nuova e migliore di cui tanto si avverte il bisogno, a Genova come a Roma: insomma il mio slogan è sempre: cambiare la politica per potere salvare il Paese. Abbattere gli steccati, attrarre giovani, donne, uomini nuovi, superare vecchie categorie politiche e ideologiche per unirsi sui grandi valore ai quali la nostra «famiglia» crede...
C'è molto da cambiare nelle teste e nei comportamenti di oggi se vogliamo vincere domani!
Ecco perché, caro amico Alfredo Biondi, le parole da te pronunciate nel corso di una recente e frizzante trasmissione televisiva andata in onda venerdì 11 su Primocanale, circa una mia «estraneità» al centrodestra in forza delle mia storia socialista mi hanno stupito e un po’ divertito.
Potrei anche lasciar correre per non fare polemica con un vecchio amico che mi ha sostenuto in modo convinto nella recente campagna elettorale provinciale, ma non solo, perché insieme abbiamo combattuto nella lista del Senato per Forza Italia: lui in posizione uscente, io come presenza «di bandiera», ma orgogliosa di farlo. Ma credo sia meglio essere chiari tra noi: la Casa delle Libertà (e in futuro il Partito del Popolo delle Libertà) non era appunto la casa di chi si riconosce nei valori rappresentati dalla cultura cattolica, liberale e... Socialista? Non è meglio evitare equivoci dividendoci su radici oramai lontane di presunte serie A o B? Non è meglio occuparci dei disastri che il centro sinistra sta operando a Genova e nel Paese? (Porto, rifiuti, infrastrutture, occupazione del potere, e via sgovernando).

Resto ottimista perché mi confortano i progetti e l’impegno del Presidente Berlusconi e, per quanto mi riguarda, l'amicizia e l'affetto di cui mi sento circondata, fatto questo che mi fa capire di essere sulla strada giusta.
*già candidata
alla Presidenza della
Provincia per la CdL

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