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«Caro nuoto addio» Thorpe, l’uomo squalo si tuffa nel mondo

Il campione che ha cambiato questo sport lascia a 24 anni: «Non ho vissuto come avrei voluto, la vasca era un rifugio»

Riccardo Signori

Via la tuta da squalo, nell’album dei ricordi i record del mondo e le medaglie d’oro, ogni tanto si guarderà quei piedi che sembrano pinne e, forse, sarà come ritrovarsi allo specchio del suo com’eravamo. Piangono gli australiani per il loro eroe. «Sarà strano non aver più accanto questo enorme pesce nero. Ora mi sentirò un pesce fuor d’acqua», dice Peter Van den Hoogenband, il silurone olandese, l’avversario con il quale Ian Thorpe ha vissuto memorabili duelli in piscina. Thorpe è grande (m. 1,95), grosso (anche nei piedi con il suo 51) e famoso, ha inventato una moda, è stato punto di riferimento per compagni ed avversari. Johnny Weissmuller fu Tarzan e si ritirò alla stessa età sua: 24 anni. Questo è stato l’ultimo Tarzan e forse seguirà l’americano anche nella carriera successiva: appunto un’idea per il cinema.
Thorpe lascia dietro di sé la traccia del caro estinto, dall’altra parte dell’emisfero sgorgano fiumi di parole sdolcinate e amare, rimpianti e ricordi. I politici non hanno perso occasione per metterci naso, tutto il mondo è paese. Campioni e compagni lo hanno capito. «C’è una vita intera da vivere al di fuori del nuoto», gli ha detto Shane Gould, la straordinaria ragazza d’oro che smise a 16 anni. Un eroe di popolo lascia il suo trono e immerge nella vita quello sguardo melanconico e vessato dalle torture che porta la fama. Diciannove anni in piscina devono aver tritato le voglie della torpedine e convinto che ci sia qualcosa di più. «Oltre quella linea nera da fissare vasca dopo vasca». Lo squalo ha fatto l’annuncio in una conferenza stampa a Sydney, ha ritrovato un pizzico di allegria sotto un filo di barba, dopo aver cominciato a sentire dolori e tormenti appena vissuta l’Olimpiade di Atene. In questi due anni ha solo rinviato la decisione, prendendosi un po’ di vacanza dal nuoto, ma soprattutto dalle competizioni che contano: niente mondiali, né Giochi del Commonwealth.
In dicembre doveva partire un nuovo spot pubblicitario, girato con il suo sponsor privilegiato, per reclamizzare una nuova tecnologia del nuoto: tutto da buttare. Thorpe ha firmato contratti fino al 2010, ma per nuotare e magari fare ancora moda con quel costume da squalo che ha lanciato la nuova era dell’abbigliamento dei siluri da piscina. Alle porte c’erano i mondiali di Melbourne, a casa sua: forse troppo per resistere alla pressione e con il rischio di uscire battuto. Gli sponsor lo volevano almeno fino a Pechino. E se un giorno non ci sarà un’illuminazione, andrà in Cina solo come commentatore televisivo. A domanda ha risposto: «Non escludo di tornare, ma non accadrà».
Thorpe è sempre stato personaggio senza mezze misure. Da piccolo gli scoprirono un’allergia al cloro, ma poi nel cloro ha sguazzato e costruito i trionfi. È partito a 5 anni. A 14 già un ragazzino record, più giovane nuotatore maschile a rappresentare l’Australia in una grande rassegna. Poi è diventato Torpedine e squalo regalandosi una cascata di medaglie (5 ori olimpici, 11 titoli mondiali) e 23 record migliorati. Thorpe oggi siede su una montagna da cinque milioni di dollari. L’11 settembre del 2001 doveva essere alle Torri Gemelle, ma la stella lo baciò rispedendolo indietro: in albergo per prendere la macchina fotografica che aveva dimenticato. Vide dal vivo quel che gli sarebbe capitato.
In questi ultimi anni la Torpedine ha avuto problemi di testa, depressione, guai fisici, un’infezione che lo ha reso più vulnerabile, quasi quanto le voci che lo hanno sempre avvolto: gay o non gay? Drogato o non drogato? Le ha combattute con veemenza e coraggio. Quest’anno si è allenato tre mesi a Los Angeles, poi ha messo la testa fuori della vasca. «E mi sono accorto che c’era un mondo intorno e che io non ho bilanciato la mia vita come avrei voluto. Il nuoto è sempre stato un rifugio. Forse non è il momento migliore per lasciare lo sport. Ho avuto una grande carriera. Ma è andata così».

È andato così.

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