Pechino 2008

Caro Russo, ti chiedo solo un gesto

Il ministro della Gioventù Giorgia Meloni scrive al pugile Clemente Russo

Caro Russo, ti chiedo solo un gesto

Caro Clemente Russo,
è vero, come hai detto tu sono di sicuro incompetente in materia di pugilato, ma nessuno di noi è incompetente in materia di diritti umani. Spero davvero che tu possa farti onore fra pochi giorni a Pechino. Lo spero per te, per la tua Campania e per la nostra Italia. Seguirò con trepidazione i tuoi match come le gare di tutti gli altri nostri atleti. Io non ti ho mai chiesto, Clemente, di non partecipare a questi Giochi. Non avrei avuto alcun diritto per farlo. Mi sono limitata ad apprezzare la scelta di Imke Duplitzer, la schermitrice tedesca che non prenderà parte alla cerimonia inaugurale per protesta contro il mancato rispetto dei diritti umani in Cina. A questo ho aggiunto che sta a tutti noi, qualunque lavoro si faccia o sport si pratichi, in Italia come a Pechino, come politici, atleti o come semplici tifosi, compiere un gesto non violento di sensibilizzazione sulla questione della libertà in Cina. Un gesto qualunque, come una semplice dichiarazione di fronte alle telecamere, un qualche simbolo di solidarietà ostentato sulle divise o in tribuna, fino al gesto più forte di seguire l’esempio di Imke con la rinuncia alla cerimonia d’apertura.

Penso che nessuno può essere legittimato dal contesto “ludico” a girare le spalle di fronte alla sofferenza degli altri. Anzi, proprio il particolare significato di pace e fratellanza insito nello spirito olimpico impone a tutti una particolare attenzione a ciò che di profondamente ingiusto avviene appena fuori dagli stadi in cui saranno impegnati gli atleti. Stadi costruiti spazzando via dalle proprie abitazioni migliaia di famiglie cinesi. Proprio come è accaduto alle case di quei cinesi che sono state rase al suolo per costruirci dei centri commerciali e che ieri sono riusciti a far conoscere il loro dolore attraverso le telecamere di alcuni giornalisti in Piazza Tienanmen, subito sgomberati dalla polizia. Credimi, da appassionata di sport, mi sarebbe piaciuto tanto assistere a questa Olimpiade come ministro della Gioventù, una “occasione della vita” che probabilmente non si ripeterà mai più. Eppure, nel mio piccolo ho ritenuto giusto offrire un modesto supporto ad una causa che considero molto più importante della mia soddisfazione personale. Semplicemente mi piacerebbe che ciascun italiano si trovasse a Pechino, tifoso, atleta, giornalista o rappresentante delle istituzioni che sia, facesse un piccolo gesto di sensibilizzazione.

Più che il medagliere, Clemente, mi importa il modo in cui la delegazione azzurra avrà lottato, il messaggio di lealtà, talento e coraggio che riuscirete a trasmettere durante le vostre prove. Solo non dimenticate il dolore che circonda questa Olimpiade.

Sono certa che non ci deluderete. E ora, forza Tatanka!

Commenti