Cartolarizzazione tra errori e ritardi

Ma il sindaco è messo sotto accusa da Pace (An) e Ciocchetti (Udc): «È lui il vero responsabile dell’emergenza»

Daniele Petraroli

Emergenza-casa e Comune di Roma. Se, come ha dichiarato appena lunedì il sindaco Veltroni, «il blocco degli sfratti compete al governo anche se noi lo auspichiamo», è storia diversa per quanto riguarda la cartolarizzazione degli immobili capitolini. In questo caso, infatti, le responsabilità sono tutte della giunta. Ma procediamo con ordine.
È del dicembre 2001 (delibera 139) la decisione di alienare parte del patrimonio comunale. Alla società «Risorse per Roma», di proprietà esclusiva del Campidoglio, vengono affidati 1.245 appartamenti da vendere entro il 31 dicembre 2003, data in seguito spostata all’anno successivo. Obiettivo: far cassa e costruire nuovi palazzi per affrontare l’emergenza sfratti nella capitale. Ma anche al 31 dicembre 2004 il progetto si rivela fallimentare. Appena 17 rogiti stipulati con gli affittuari degli appartamenti e un lungo elenco di errori. Stime sbagliate, ritardi spaventosi e informazioni errate agli inquilini. Vista la situazione e, soprattutto, visto l’inserimento nel bilancio pluriennale delle entrate derivanti dalla dismissione degli immobili, il Comune decide di cambiar tattica. E sceglie di cartolarizzare i suoi alloggi. Con delibera numero 306 del 15 giugno 2005 affida il tutto nelle mani di una società, la «Campidoglio Finance srl» ricevendo in cambio 117 milioni di euro per la cessione di tutto il patrimonio immobiliare.
Da quel momento, però, la situazione si complica. «Si tratta di una storia infinita e grottesca - spiega Luca Malcotti, consigliere capitolino di Alleanza nazionale -. Infatti, sin dalla seconda metà del 2004, a centinaia di inquilini sono cominciate ad arrivare lettere con la proposta d’acquisto con l’obbligo di esercitare entro 60 giorni il diritto d’opzione versando un 10 per cento d’anticipo e di prepararsi a firmare il rogito con “Risorse per Roma” entro 180 giorni». A quel punto chi voleva acquistare ha versato l’acconto, anche indebitandosi o esponendosi nei confronti delle banche, ma il successivo rogito non l’ha visto quasi nessuno. Nel frattempo, infatti, è intervenuta la cartolarizzazione comunicata agli inquilini il 20 luglio 2005. «E, a quel punto - prosegue Malcotti - sono cominciati i guai. Il Comune, infatti, è scomparso, avendo affidato tutto a una società fantasma, la “Campidoglio Finance” appunto, e ai cittadini hanno ricominciato a chiedere l’affitto. Per informazioni sull’acquisto avrebbero dovuto rivolgersi, invece, alla nuova società sita in via Eleonora Duse 86. Peccato che in via Duse non esista alcun numero 86 e che anche il numero telefonico fornito non corrisponda alla “Campidoglio Finance”. Cosa è successo allora? «Semplice. A continuare l’opera di vendita è rimasta ancora "Risorse per Roma". I rogiti proseguono a rilento, mentre in tal modo il Comune paga due volte per lo stesso servizio. Se la finanziaria che ha acquisito gli immobili è stata pagata un milione e 300mila euro per occuparsene, cui vanno aggiunti 106mila euro annui di spese, “Risorse per Roma” costa ancora di più. È proprio di questi giorni la sua terza ricapitalizzazione, questa volta per ben 5 milioni di euro». Il Comune inoltre, rischia di pagare a caro prezzo anche i ritardi nei rogiti. «Gli inquilini - conclude Malcotti - si trovano a pagare da mesi ancora il fitto invece del mutuo. Quando acquisteranno casa potranno anche rivalersi contro il Campidoglio per riavere indietro i mesi versati a vuoto. Di fronte a un’emergenza-casa come quella romana questo è ancora più grave poiché i proventi dell’alienazione erano destinati proprio alle politiche della casa».
Una lunga serie di errori, poi, sono stati commessi negli ultimi mesi. A luglio, per esempio, a richiedere l’affitto sono state sia la «Campidoglio Finance» sia la «Romeo», la società che gestisce il patrimonio immobiliare del Comune. Singolare, invece, il caso del palazzo di via Ostiense 202 dove le abitazioni sono accatastate come magazzini e, nonostante stiano per essere venduti come appartamenti, spetterà - secondo «Risorse per Roma» - ai nuovi proprietari sostenere le spese di modifica del catasto. A un affittuario dello stesso stabile, infine, è capitato il caso più assurdo.

Oltre all’appartamento gli è stato proposto l’acquisto di una cantina che nessuno sa dove si trovi. Esiste una piantina, regolarmente firmata da un architetto per la cessione, ma non un indirizzo o qualcosa che possa identificarla.

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