Casa Rolex nel cuore dell'orologeria svizzera

Casa Rolex nel cuore  dell'orologeria svizzera

Una portaerei o circa 13 campi da calcio. Ognuno è libero di fare il paragone più calzante per illustrare l'estensione del complesso manifatturiero di Rolex a Bienne: 92mila mq di superficie, 400mila m3 di volume, per 335 metri di lunghezza. Dimensioni raggiunte, lo scorso ottobre, con l'aggiunta dell'ottavo edificio.
La Maison ginevrina è stata la principale artefice della trasformazione di questa cittadina nel cantone di Berna - lungo la catena del Giura - e affacciata sull'omonimo lago, nel centro nevralgico dell'orologeria svizzera: troviamo qui il quartier generale dello Swatch Group e di Eberhard & Co., oltre che di Rolex. L'intuito visionario di Hans Wilsdorf, il fondatore, lo portò a servirsi dei movimenti svizzeri creati in una fabbrica di Bienne, la Aigler SA, anche quando la sede era a Londra. Ora su quell'edificio fa bella mostra il nome “Rolex” e l'impianto produttivo si è spostato in una zona pianeggiante ai margini dell'autostrada.
Ci sono voluti quattro anni perché la monolitica struttura ideata dall'architetto Jan Gebert fosse portata a compimento. I duemila dipendenti ( 60 apprendisti) fruiscono d'edifici collegati in vetro, acciaio e pietra verde smeraldo e dalla straordinaria luminosità, esigenza primaria per chi realizza orologi. E, in Rolex, sono tanti, probabilmente più dei 750mila pezzi l'anno certificati Cronometro dal C.O.S.C. Inevitabile la necessità di un'organizzazione logistica industriale, in un contesto d'assoluta integrazione dei processi da monte a valle, compresa la realizzazione di tutte le componenti dai ponti alle platine, dai pignoni alle ancore, per arrivare a bilancieri e spirali. Nel contempo, però, per assicurare i rigorosi criteri qualitativi imposti dalla Maison, la lavorazione manuale ha un ruolo altrettanto primario e, così, quest'alchimia unica e complessa, in Rolex diviene fattore vincente. Per fare un esempio nel nuovo edificio, all'interno dei tre piani interrati è stato definito un imponente sistema di stoccaggio gestito da robot, con 46mila alveoli destinati ai componenti dell'orologio, collegati da 1.200 metri di binari che, in poco più di cinque minuti, riforniscono le 22 stazioni preposte alla distribuzione delle parti agli orologiai. I quali, sempre e comunque protagonisti, controllano ogni pezzo, dalla prototipazione a ogni fase del lungo iter che porta alla definizione di capolavori come il Cosmograph Daytona o l'Explorer.
E lo fanno in un'atmosfera che assicura benessere (con anche un ristorante per 450 persone e varie zone relax), ma soprattutto, il rispetto dei più rigidi criteri ecologici, dagli impianti di depurazione al riciclaggio pulito dei materiali di scarto, al controllo delle temperature in ambienti come la fonderia per l'oro.

All'interno dell'immenso stabilimento Rolex di Bienne c'è tutto, anche ciò che non si vede, ossia l'arte di rinnovarsi senza perdere un'identità sempre più densa di eticità.

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