Mia madre e quel caffè con l'ufficiale...

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Mia madre e quel caffè con l'ufficiale...
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Gentile Valeria, mia madre, napoletana, e mio padre, della provincia, si sposarono nel 1929. Cinque figli e io, classe 1940, ultimo dei maschi ancora in vita, per la Festa della Mamma, voglio ricordarla così. Frequentavo la quinta elementare e un giorno, poiché mio padre a noi figli elargiva spesso sonori schiaffoni, le chiesi se papà l’avesse mai picchiata. Mi rispose seria: «Una sola volta, un solo schiaffo che restituii immediatamente dicendogli di non permettersi più altrimenti sarei andata via da casa». Le chiesi il motivo, mi disse che erano tornati dal viaggio di nozze, era di sera, affacciati al balcone che dava sulla piazza del paese papà aveva esclamato: «Che bel panorama» e lei, che aveva nel cuore e negli occhi il Vesuvio e l’incomparabile mare di Napoli, una discreta cultura ed era dotata di sottile ironia gli aveva risposto: «A mme me pare nu campusanto». Da lì lo schiaffo, dato e ricambiato. Ricordo i nostri pomeriggi in cucina mentre lei preparava la cena e mi raccontava episodi della sua vita. Una volta mi disse che quando l’esercito alleato - nell’ottobre del 1943 - entrò a Napoli e nei paesi vicini, requisirono alcune abitazioni per gli alloggi dei soldati. Da noi, per l’ufficiale comandante di un distaccamento fu requisita una camera del nostro appartamento. Era inglese. E la mattina, dopo aver chiesto permesso, entrava in cucina e preparava il caffè (cosa assai rara di quei tempi) e lo condivideva con lei. Spesso l’aiutava a pulire le stoviglie e a riordinare, cosa che nessun maschio italiano avrebbe mai fatto! Non mi disse altro né io chiesi, aggiunse solo che era un uomo bello e gentile. Mia madre nel 1943 aveva trentacinque anni, bella, leggermente in carne, una pelle bianca e vellutata che odorava di buono... Ora, ricordandola, mi sembra di aver colto nei suoi occhi una luce che le illuminava ancora di più il viso. Ho custodito gelosamente questa sua confidenza preservandola da contaminazioni. Dopo tanto tempo mi viene di pensare con tenerezza a quell’ufficiale inglese dai modi tanto gentili nella grande cucina di casa, con mia madre, da soli... Chissà...

io capirei!
Raffaele

Caro Raffaele, mi è piaciuta così tanto la sua splendida lettera che le ho lasciato anche il mio spazio. Ma d’altra parte non ci sono domande qui e quindi neppure risposte. Tranne che, se posso permettermi, sua madre mi è sembrata una donna da uno schiaffo solo... Grazie della sua condivisione.

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