Casini: «Io non tradisco ma la Cdl è da rifare»

nostro inviato a Caorle (Venezia)
Amici, amici, sono tutti amici (e tutti ex dc) quelli che Pier Ferdinando Casini incontra alla festa della Margherita. «L'amico Franceschini», «l'amico Soro», «l'amico Mattarella», «l'amico D'Antoni», «l'amico Lusetti», che lo battezza «avversario leale» e gli offre un tè freddo. Casini ringrazia dal palco: «Da tempo dico che bisogna seguire sempre Lusetti, in vacanza voglio dire: complimenti per aver scelto un bel posto come Caorle per la festa della Margherita», dice mentre dal mare infuria una bora feroce. Da Ferruccio de Bortoli, direttore del Sole-24 ore che lo intervista, arriva un'altra folata: la Casa delle libertà esiste ancora oppure no? L'ex presidente della Camera finge ritrosia, poi prende il largo.
«Vorrei fosse chiara una cosa - alza la voce -. Quando qualcuno pone questioni vere ma scomode, il modo più facile per ribattere è usare concetti semplici come il tradimento, così la gente capisce che qualcuno si presta a fare cose detestabili. Questo modo di procedere non fa onore a milioni di cittadini che hanno votato centrodestra e non meritano di essere trattati come subnormali ma come persone che ragionano. È in nome di questi elettori moderati che ho sfidato la compiacenza di chi crede che il servilismo sia il miglior investimento politico».
Autodifesa («non sono un traditore, come ha scritto Libero, è un'accusa di comodo») e contrattacco. Davanti alla Margherita che lo applaude a raffica, Casini se la prende con «il conformismo, la peggiore malattia in politica». «Ministri dell'ex governo - dice - sono venuti da me in privato a dirmi cose tali che ho dovuto fermarli per decenza, mentre in pubblico fanno professioni di servilismo. Quando una coalizione perde le elezioni vuole porsi il problema, e non mandare al rogo la strega? Ma se è questo il desiderio degli aspiranti successori di Berlusconi, mi facciano pure fare la strega. Le tesi sostenute dal mio amico Follini vengono seppellite dagli insulti, invece che discusse: ma lui non è un trasformista, la sua è una posizione di dignità che va rispettata. Io sono stato messo in croce quando dissi di approvare il rifinanziamento della missione militare in Afghanistan, e poi tutto il centrodestra ha votato compatto. Finirà così anche per le truppe in Libano».
L'ex presidente della Camera ribadisce che l'esperienza della Cdl è finita: «Alle elezioni si è esaurito un patto. La volta prossima bisogna rinegoziare tutto a 360 gradi». Non ripete che non morirà berlusconiano. Anzi, dice di apprezzare il leader della Cdl: «Non faccio una questione di nomi. Lui è un personaggio di primissimo piano, una calamita di voti, ed è falso sostenere che la Rai fosse berlusconizzata: sfido chiunque a dire che in periodo elettorale sia stata la cassa di risonanza del centrodestra». E lì si prende l'unica raffica di fischi. Ma quando De Bortoli gli chiede se gli sono piaciute le vacanze dell'ex premier, risponde: «Ciascuno fa le ferie come vuole». E alla domanda se ritiene che il Cavaliere pensi a un successore, ribatte velenoso: «Qualcuno ci crede? Solo i fessi possono pensarlo. E io mi tiro fuori».
La ricetta di Casini è la «serietà». La parola d'ordine di Prodi. «Dobbiamo fare un'opposizione seria. Analizzare i provvedimenti e criticarli nel merito, non pensare soltanto a distruggere. Le liberalizzazioni, per esempio, si sono rivelate un grande bluff, uno specchietto per le allodole. Il centrodestra delle piazze è un'opposizione apparentemente dura e in realtà molle, che fa comodo a Prodi il quale è convinto di andare avanti. Non bisogna sostenere che l'evasione fiscale è un valore, lasciando al centrosinistra il monopolio della lotta. La finanziaria non va combattuta nelle piazze, ma dimostrando che è la negazione del Documento di programmazione, che aveva contenuti accettabili. C'è un abisso tra le intenzioni del ministro Padoa-Schioppa e i provvedimenti che si profilano. Questo abisso dimostra che la sinistra antagonista svolge un ruolo di freno verso lo sviluppo del Paese». Timidi applausi.
Con il centrosinistra, però, secondo Casini si possono trovare numerosi terreni di incontro. Magari non sulla finanziaria, ma su «singoli contenuti». È un vero programma di governo. Legge elettorale: «Bastano piccoli ritocchi, come reinserire le preferenze o alzare la soglia di sbarramento». Immigrazione: «Facciamo assieme una normativa sulla cittadinanza a patto di discutere anche il termine dei cinque anni, che sono pochi». Identità cristiana: «Accogliere gli stranieri significa aver chiaro che qui c'è una società con regole, tradizioni, storia da rispettare».

Fecondazione: «Avete fatto una battaglia giusta, guai a rimettere in discussione una legge senza averla sperimentata sul campo». «Altro che manifestazioni di piazza, altro che bingo-bongo - chiude Casini -. Queste sono le questioni serie. Il resto sono sciocchezze».

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