Casini: la legge sulle intercettazioni? O subito l’intesa o non ce la facciamo

Per il presidente della Camera la vicenda Unipol «non interferirà sulla corsa alle urne». Dossier leghista sul voto all’estero

da Roma

«È andato tutto bene», chiosa Silvio Berlusconi. Sono da poco passate le otto di sera quando il premier, accompagnato da Gianni Letta e Gianfranco Fini, lascia lo studio di Pier Ferdinando Casini a Montecitorio. Il primo vertice del 2006 tra i leader della Cdl «per fare il punto della situazione» è durato poco più di un’ora. Molti gli argomenti sul tavolo, spiega il presidente della Camera. Si è parlato dell’ultimo scorcio della legislatura perché, dice Casini, «abbiamo ancora questo mese di lavoro parlamentare a pieno ritmo», ma si è fatto anche «un esame della situazione internazionale, dall’apprensione per i nostri connazionali nello Yemen alle condizioni di Sharon».
Per quanto riguarda il fronte parlamentare, si è convenuto sulla necessità di individuare due o tre provvedimenti chiave da approvare prima della fine della legislatura. Mentre sull’esito del voto tutti hanno ribadito il loro ottimismo e si sono detti d’accordo sul portare avanti la strategia delle tre punte, «ma senza darci fastidio». Del caso Unipol si è parlato in abbondanza perché - non potrebbe essere altrimenti - sono tutti d’accordo nel considerare le difficoltà dei Ds e le ripercussioni sull’intera coalizione del centrosinistra «un toccasana». Convinzione, questa, ovviamente destinata a restare dentro le quattro mura della presidenza della Camera. Così, rispondendo ai giornalisti al termine del vertice, Casini si dice sicuro del fatto che «non ci sarà nessuna interferenza nella campagna elettorale». «È aperta - spiega - perché il Paese è diviso in due grandi schieramenti e mi sembra che mai come oggi ci sia la possibilità di competere». Il presidente della Camera torna pure sul disegno di legge sulle intercettazioni, di cui però - assicura - nel vertice non si è discusso. «Faccio una valutazione molto serena: in questi ultimi venti giorni di legislatura - spiega - o c’è una intesa oppure è molto difficile pensare che si possa convertire in legge dei provvedimenti». «Ce ne sono diversi che devono essere convertiti - aggiunge Casini - e spero che il lavoro non vada disperso. Sarebbe un peccato far ricominciare l’iter di alcune leggi come quelle che riguardano i minori». Nei prossimi giorni, quindi, il presidente della Camera vedrà singolarmente «i capigruppo di maggioranza e di opposizione» per fare il punto della situazione.
Ieri, intanto, nel primo pomeriggio si è riunito a Milano lo stato maggiore della Lega. Umberto Bossi e i componenti del Consiglio federale hanno parlato soprattutto dell’organizzazione della campagna elettorale che «sarà incentrata sulle battaglie storiche» del Carroccio. Come già annunciato, la Lega correrà in tutta Italia e già ieri a via Bellerio si è iniziato a discutere delle candidature. Capitolo a parte quello del voto degli italiani all’estero (il sistema è sempre proporzionale ma ci sono una serie di tecnicismi che lo rendono alquanto complesso).

Il sottosegretario all’Ambiente Stefano Stefani ha presentato sull’argomento un corposo dossier perché «il voto all’estero rischia di essere determinante soprattutto al Senato». Della questione, però, Bossi ne dovrà parlare con Berlusconi, visto che la Cdl ancora non ha deciso se presentarsi nelle circoscrizioni estere con un unico simbolo, in ordine sparso oppure con liste civiche.

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