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Caso Cucchi, pm: "Omicidio preterintenzionale"

Sul 31enne morto dopo l'arresto il garante dei detenuti e il sindacato degli agenti penitenziari: "Morto per le percosse subite prima di arrivare a Regina Coeli". La Russa: "Carabinieri corretti". La procura di Roma indaga per omicidio: sentirà agenti e carabinieri. Alfano: "Accertare la verità in fretta"

Caso Cucchi, pm: "Omicidio preterintenzionale"

Roma - Polemiche sulla morte di Stefano Cucchi. Il detenuto 31enne deceduto in ospedale giorni dopo l’arresto. Con evidenti segni di percosse sul corpo. La politica litiga e pretende verità. La magistratura si muove in una direzione precisa. Per la morte di Cucchi la procura di Roma ha deciso di procedere per il reato di "omicidio preterintenzionale", al momento a carico di ignoti. Il pm Vincenzo Barba, che aveva aperto un fascicolo in "atti relativi" dopo un primo referto medico che parlava di decesso per cause naturali cui è seguito un referto un po' più dettagliato del Sandro Pertini, intende vederci chiaro e sta indagando per capire se il ragazzo 31enne sia stato effettivamente vittima di un pestaggio, da parte di chi e se le lesioni riscontrate sul corpo siano state o meno causa della morte. A chi indaga non è sfuggita affatto una serie di "anomalie presenti sulla salma", al punto che è stata subito disposta una consulenza medico legale con tanto di scatti fotografici effettuati in sede autoptica.

Interrogatori Il magistrato, che procede d’ufficio in mancanza, a oggi, di una denuncia da parte dei familiari della vittima, ha già raccolto la deposizione di chi, a partire dalla sera del 15 ottobre scorso, ha avuto a che fare con Cucchi. In procura, quindi, sono stati già sentiti alcuni carabinieri che hanno arrestato il giovane, diversi agenti di polizia penitenziaria che lo hanno poi preso in custodia e il medico del tribunale che visitò Cucchi il giorno dell’udienza di convalida dell’arresto e verificò diverse lesioni. In aula, ha accertato il pm Barba che ha acquisito il cd della registrazione, Cucchi, apparso in condizioni di salute piuttosto serie, non avrebbe raccontato niente a nessuno e nessuno dei presenti (come il pm d’udienza Emanuele Di Salvo, il giudice Maria Inzitari, lo stesso difensore d’ufficio Giorgio Rocca) avrebbe notato nulla di sospetto. Resta il fatto che, convalidato l’arresto e trasferito in carcere, Cucchi, nel giro di pochissimo tempo, è finito in ospedale dove morirà sei giorni dopo. Il pm Barba dovrà mettere a verbale nei prossimi giorni la deposizione di altri carabinieri, di altri agenti della penitenziaria e del ragazzo cui Cucchi cedette la droga. Agli atti dell’inchiesta risulta che il 31enne pesava 42 chili al momento dell’ingresso a Regina Coeli e 37 quando è morto.

La Russa: "Carabinieri corretti" Il ministro della Difesa Ignazio La Russa non ha "strumenti" per dire come sono andate le cose, ma di una cosa, dice, è "certo: del comportamento assolutamente corretto da parte dei carabinieri in questa occasione. "Non c’è dubbio che qualunque reato abbia commesso questo ragazzo - dice La Russa a Radio Radicale - ha diritto a un trattamento assolutamente adeguato alla dignità umana. Quello che è successo non sono però in grado di dirlo perché si tratta di una competenza assolutamente estranea al ministero della Difesa, in quanto attiene da un lato ai carabinieri come forze di polizia, quindi al ministero dell’Interno, dall’altro al ministero della Giustizia. Quindi non ho strumenti per accertare, ma di una cosa sono certo: del comportamento assolutamente corretto da parte dei carabinieri in questa occasione".

Alfano: "Accertare la verità" Nel corso di una telefonata con il procuratore della Repubblica di Roma Giovanni Ferrara, il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ha espresso "pieno sostegno alle indagini" e invitato gli inquirenti ad affrettarsi "nell’accertamento della verità e dei colpevoli". Il Guardasigilli ha, poi, espresso "vicinanza alla famiglia Cucchi" e, al contempo, ha ribadito "fiducia nell’operato della polizia penitenziaria che, ogni giorno, svolge i suoi delicati compiti con abnegazione e in contesti difficili". Alfano ha, infine, auspicato che "l’autorità giudiziaria accerti, in tempi brevi, la verità dei fatti".

Il Sappe: "Il ministro taccia" "Il ministro della Difesa ha perso una buona occasione per tacere. Ha detto che non ha elementi per dire come andarono i fatti connessi all’arresto di Cucchi, però sostiene che l’intervento dei carabinieri è stato corretto. Su quale basi lo dice? Chi sarebbe stato scorretto, allora?". Lo dice il segretario del sindacato autonomo di polizia penitenziaria, Donato Capece, indicando come priorità il "massimo rispetto per il dolore dei familiari" ma anche "consentire alla magistratura - senza alcun tipo di influenze e di dichiarazioni a prescindere - di compiere come sempre con serenità ogni accertamento e atto che potrà chiarire le ragioni della morte del ragazzo". Capece chiede soprattutto che "non si giochi allo scaricabarile".

I finiani: "Fare chiarezza" "Verità. Naturalmente verità. Verità e legalità per tutti, ma proprio tutti: in fondo è semplice". Lo si legge in un corsivo di Ffwebmagazine (www.ffwebmagazine.it), il periodico online della Fondazione Farefuturo presieduta da Gianfranco Fini, sulla vicenda del 30enne morto in circostanze da chiarire dopo l’arresto. "Uno Stato democratico non può nascondersi dietro la reticenza degli apparati burocratici - continua il corsivo -. Perché verità e legalità devono essere uguali per tutti, come la legge. Non è possibile che, in uno Stato di diritto, ci sia qualcuno per cui questa regola non valga: fosse anche un poliziotto, un carabiniere, un militare, un agente carcerario o chiunque voi vogliate. Non può esistere una terra di mezzo in cui si consente quello che non è consentito, in cui si difende l’indifendibile, in cui la responsabilità individuale va a farsi friggere in nome di un codice non scritto che sa tanto, troppo, di omertà tribale".

L'Osapp: "In carcere già così" Cucchi sarebbe arrivato a Regina Coeli direttamente dal tribunale "già in quelle condizioni, e accompagnato da un certificato medico che ne autorizzava la detenzione, come di solito si fa in questi casi". Lo spiega Leo Beneduci, segretario generale dell’Osapp, citando fonti qualificate, intervenendo sul caso del giovane deceduto a difesa del corpo di polizia penitenziaria dopo i sospetti su un presunto caso di maltrattamento. "Quale rappresentanti di un’istituzione autorevole che qualcuno tenta di annientare strumentalizzando il ’casò - dice l’Osapp -, siamo disgustati da una vicenda grave che sta via via assumendo le fattezze di un fatto politico e che rischia di disonorarci" prosegue citando il caso Bianzino e il caso Aldovrandi. "La polizia penitenziaria - conclude Beneduci - sarà pronta a mettere al bando chi si fosse macchiato eventualmente di crimini così pesanti e infamanti, per una categoria che come tutte le altre si ritrova in trincea ogni santo giorno. In caso contrario saremo, pronti a far cadere noi le teste che dovranno necessariamente rispondere del grave delitto".

Il Pd: "Il governo chiarisca" "Le foto, pubblicate oggi da molti quotidiani, del corpo di Cucchi orribilmente deturpato da evidenti percosse, destano orrore. Di questa atroce vicenda si è già occupato nei giorni scorsi il mio gruppo parlamentare, chiedendo attraverso interrogazioni ai ministri della Giustizia e Difesa di fare chiarezza al più presto. Io aggiungo, oltre al cordoglio per la famiglia di questo giovane, che il governo dovrebbe fare tutto quanto in suo potere perché si arrivi presto a conoscere la verità su questa vicenda umana sconcertante e per ora misteriosa". Lo dice Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato.

Il garante dei detenuti "Penso si debba soltanto aspettare l’esito dell’autopsia, che sarà già stato acquisito. L’esame autoptico è fondamentale ai fini tecnici e scientifici per stabilire dove Stefano Cucchi è stato colpito e in che modo. Io continuo a pensare che sia stato colpito fuori dal carcere. È evidente che lui è arrivato a Regina Coeli già malmesso e se è così, bisogna capire i passaggi che sono avvenuti con le forze dell’ordine". Lo ha detto il garante dei diritti dei detenuti del Lazio, Angiolo Marroni a CNRmedia. Marroni ha ricordato che "indagini sono in corso per la morte sospetta di Cucchi" arrestato a Roma per possesso di marijuana, portato a Regina Coeli e pochi giorni dopo morto per cause poco chiare in ospedale. "È stato malmenato violentemente - ha detto Marroni -. Immagino che un tossicodipendente, viene arrestato, portato in un luogo di sicurezza e magari reagisce male, fa resistenza, protesta, le forze dell’ordine avranno reagito.

A volte succede, purtroppo succede".

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