Il caso L’associazione di Montezemolo «sdogana» l’astensionismo alle urne

Il caso L’associazione di Montezemolo «sdogana» l’astensionismo alle urne

«Se vi fosse una crescita dell’astensione e se aumentasse il numero degli italiani decisi ad esercitare il diritto al non voto, ciò potrebbe rappresentare un impulso utile a un auspicabile rinnovamento». Parola di Carlo Calenda e Andrea Romano sul sito di «ItaliaFutura», la fondazione di Luca Cordero di Montezemolo (foto), che in un articolo dal titolo «E se gli italiani smettessero di comprare il biglietto?» invitano a non «biasimare gli astenuti». «L’astensione è generalmente considerata, a ragione, una manifestazione di qualunquismo - scrivono - Oggi però c’è da chiedersi se esercitare ancora una volta il diritto di voto senza alcuna convinzione, per riprendere il giorno dopo la quotidiana lamentazione sul sistema politico nel suo complesso, non rappresenti l’espressione di un qualunquismo ancora peggiore». Per Calenda e Romano la politica somiglia «ad un cinepanettone» con un «format sempre uguale», nel quale «gli attori sono gli stessi, le battute anche, ma il pubblico continua a comprare il biglietto». Puntano il dito contro tutti i partiti: dal «Pdl che griderà al complotto comunista» al Pd «che lancerà un severo monito sulle regole ignorate; dall’Idv che «griderà al golpe» al l’Udc che «richiamerà tutti al senso di responsabilità» alla Lega che «avanzerà silenziosa».

Conclusione: «Domandiamoci per un momento cosa accadrebbe se i cittadini, rimanendo sordi al richiamo della militarizzazione di parte, deludessero per una volta le aspettative e disertassero le urne. Un messaggio forte, persino ultimativo, che si manifesterebbe attraverso la decisione consapevole e legittima di non esercitare un diritto di scelta la cui efficacia è stata svilita».

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