Una sfida già vinta in partenza quella di Alessandro Gassman che, con uno spettacolo corale, di grande intensità e pregno di valore, continua ad ammaliare il pubblico desideroso di ritrovare lormai trascurato valore civile del teatro. Pluripremiata ed elogiata in tutte le sue sfaccettature, la lettura teatrale di «La parola ai giurati» di Reginald Rose, in scena da questa sera fino al 30 novembre al Teatro Manzoni, diretta ed interpretata dal figlio darte, offre un adattamento del lavoro originario, già nato per la scena, capace di ricostruire la logica del giallo giudiziario da un lato e raccontare, dall'altro, la storia dei 12 giurati.
«Il film omonimo, diretto da Sidney Lumet ed interpretato da Henry Fonda, era senza dubbio molto teatrale - racconta Gassman -; nella mia operazione, partendo dalla drammaturgia originaria, ho voluto che ogni personaggio mettesse qualcosa di sé, così che tutti saranno protagonisti». Privo di primi attori, di personaggi di primo e di secondo piano, i giurati, attorno ad un tavolo, sono chiamati a giudicare un ragazzo accusato di omicidio: colpevole o innocente? «Come se fosse un cast cinematografico, ho voluto che ogni attore avesse un aspetto fisico che potesse intonarsi alle singole e private vicende personali. Inoltre, il testo, notoriamente drammatico, offre sulla scena anche delle evidenti sfumature di commedia. È chiaro che il lavoro drammaturgico faccia riflettere, ma ho voluto portare alla luce anche quella sorta di comicità involontaria e di ironia che, secondo me, restano sottese lungo tutto il lavoro».
Si sorride, come assistendo ad una commedia amara, dove linadeguatezza delle persone che si ritrovano investite di una grossa responsabilità della quale non hanno assolutamente la consapevolezza, diventa tragicamente comica.
La messinscena di Gassman si avvale anche dellimpianto scenografico firmato da Gianluca Amodio che ha saputo organizzare abili cambi di scena e consentire, attraverso la presenza di un tulle e effetti speciali che riconducono allepoca del testo, una visione surreale della fotografia scenica dove impercettibilmente, di momento in momento, la luce cambia di intensità.
«Con questo spettacolo, noi attori restiamo fortemente attaccati alla verità e con questo vogliamo continuamente sorprendere presentando un lavoro che cambia migliorando».
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