La cavalcata perfetta di Sea the stars E anche Parigi è sua

Una stella cometa accecante ha abbagliato gli oltre 48mila spettatori che domenica all’ippodromo parigino di Longchamp hanno ammirato Sea the Stars, il più forte galoppatore del continente capace di umiliare gli avversari nel Prix de l’Arc de Triomphe, la corsa più ambita e più ricca d’Europa. E pensare che ai 350 metri conclusivi Sea the Stars era «impacchettato» nel gruppone a parecchie lunghezze dai primi ed erano già in molti a pensare che il cinquantenne fantino irlandese Mick Kinane avesse schiacciato un pisolino e che la sesta vittoria in corse di Gruppo1 stesse per diventare un miraggio. Ma è stato soltanto questione di attimi: Kinane infilava in un varco millimetrico il suo Sea the Stars che appena vedeva la luce scattava furibondo fornendo un devastante cambio di marcia che annichiliva letteralmente gli avversari. Un pezzo di bravura rarissimo da vedere che fa gridare al cavallo perfetto, al fuoriclasse assoluto in grado di annientare gli avversari dall’alto di una classe inarrivabile. Del resto la madre Urban Sea è stata anch’essa capace di vincere l’Arc nel 1993 e poi in razza ha dato anche un certo Galileo, il fratello maggiore di Sea the Stars che si è consacrato miglior stallone del continente a suon di risultati.
Alle sue spalle ha compiuto un piccolo miracolo di costanza Youmzain, secondo per la terza volta consecutiva nella classicissima. Un record anche di sfortuna per un cavallo dal cuore enorme che Kieren Fallon ha montato da par suo per battere Cavalryman, con in sella Frankie Dettori.
L’impareggiabile weekend dell’Arc de Triomphe è stato di quelli che non si possono dimenticare per l’Aga Khan che ha visto ben sette suoi portacolori (la magica giubba verde smeraldo con spalline rosse) primeggiare in corse di Gruppo: un record ben difficilmente battibile.

L’Italia che galoppa si è ritagliata il suo spazio con gli eccellenti piazzamenti di Sweet Heart, seconda nel «la Foret» davanti alla fuoriclasse Goldikova e di Joanna, terza nel «Boussac» con l’abile regia di Bruno Grizzetti e l’ottima monta di Dario Vargiu.

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