Le tende canadesi le hanno piantate sotto l’arcata del cavalcavia. Sette o otto come minimo. Saranno lì da tre settimane almeno, giusto il tempo di organizzarsi per recuperare un paio di materassi, qualche vestito e le griglie per cucinare. «Pesce? Macché, non lo mangiamo mica noi». Bacula, due mesi e quindici giorni dopo lo sgombero dell’accampamento nomadi che ha fatto dannare gli abitanti di questa parte di città per parecchio, troppo tempo. I rom sono tornati, o meglio, non se ne sono mai andati a quanto pare. Hanno semplicemente cambiato sponda, attraversato i binari della ferrovia e provveduto a qualche accortezza per difendersi dall’arrivo dell’afa estiva. «Le tende sono più fresche e si dorme meglio. Le abbiamo comprate all’Ipermercato di Bonola». Donne, bambini, uomini e ragazzi. Per entrare nel «loro» territorio (un’area dismessa delle Ferrovie dello Stato), bisogna salire una scala a pioli che hanno appoggiato al muro. Dieci scalini scivolosi, tenuti insieme con del filo di ferro e l’odore di cibo che ti raggiunge appena metti il piede sul terzo. Qui dicono che non comanda nessuno, che sono soltanto una ventina di zingari e che vogliono stare tranquilli. «Siamo arrivati da tre settimane, non di più. Ci hanno mandato via dall’altra parte. Ma qui siamo tutte famiglie e nessun capo». Lo ripetono in continuazione, come se questo bastasse a garantire che loro sono brave persone, non come gli altri, i cattivi. «Ci sono anche bambini - dice una madre indicando una ragazzina che sbuca da sotto l’arcata -. E se arriva la polizia, dove andiamo, cosa facciamo?». La zona notte è divisa in due parti, due dépendance per intenderci: quella al coperto con le canadesi e una carrellata di cartelloni pubblicitari per appenderci gli abiti. L’altra all’aperto, con i materassi buttati in terra dove dormono in cinque o sei in uno spazio che si perde a vista d’occhio. «La verità è che i rom non se ne sono mai andati, prima hanno iniziato a tornare in cinque, poi dieci e ora sono già venti o trenta». La signora Carla viene qui ogni sera, dall’altro lato della ferrovia, con la sua cagnetta. Ormai conosce alla perfezione gli spostamenti dei suoi dirimpettai, quando escono la mattina e quando rientrano la sera. «Speriamo ancora per poco», sospira. Già, lo ha promesso il vicesindaco De Corato: entro fine giugno o al massimo inizio di luglio le Fs devono recintare le aree dismesse.
E in fondo, lo sanno anche i rom: «Fra venti giorni ci manderanno di nuovo via». Intanto martedì notte, dopo la richiesta del capodelegazione della Lega Boni di vietare i bivacchi nei giardini pubblici, la polizia ha controllato e allontanato 25 eritrei da piazza Oberdan.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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