Grozny - Un triplo attentato suicida ieri sera vicino a un bar di Grozny, la capitale della Cecenia, ha provocato almeno nove morti e 21 feriti, molti dei quali poliziotti. Attacchi che dimostrano quanto ancora la normalizzazione nella regione russa sia ancora lontana.
Attentato terroristico "Nove persone sono state uccise dalle esplosioni a Grozny. È stato un attentato terroristico", ha detto il ministro degli Interni di Mosca Rashid Nurgaliev parlando coi giornalisti. Cinque dei 21 feriti versano in gravi condizioni. L’attentato è stato realizzato "da tre kamikaze", ha precisato Alvi Karimov, portavoce del presidente ceceno Ramzan Kadyrov. La prima esplosione c’è stata quando i poliziotti hanno chiesto a un uomo i documenti d’identità. L’uomo, che aveva una cintura esoplosiva e s’è fatto saltare in aria. Gli altri due kamikaze sono arrivati in seguito, quando nel punto della prima esplosione erano affluiti altri agenti e uomini dei soccorsi. Il portavoce della Commissione investigativa russa Vladimir Markin ha spiegato all’agenzia di stampa Interfax che, sulla base dei primi accertamenti, gli ordigni che sono esplosi contenevano in tutto circa 3 kg di tritolo.
Identificati due dei tre kamikaze Markin ha anche rivelato che due dei tre attentatori suicidi sono stati identificati. Si tratta di Magomed Dashaiev, un 22enne, e Adlan Khamidov, un 21enne. Secondo Kadyrov, uno dei due è "il fratello di un altro terrorista che ha commesso un crimine sanguinoso analogo un anno fa". L’attentato di ieri sera è arrivato nel bel mezzo dell’Aid al Fithr, la ricorrenza islamica che celebra la fine del mese sacro del Ramadan. Kadyrov, secondo il sito della presidenza cecena, ha deprecato questa concomitanza. "Quelli che hanno inviato questi banditi nella città in questo giorno sacro per i musulmani non hanno né onore, né religione, né nazionalità. Bisogna fare contro di loro una lotta senza pietà. Non sono degli essere umani, sono un prodotto dell’inferno".
Cecenia ancora instabile Al di là del grave bilancio dell’attentato di ieri sera, gli analisti sono pesantemente inquietati dal segnale che è arrivato. Intanto, secondo Alexei Malachenko, esperto di Caucaso del Centro Carnegie di Mosca, è un segnale a Kadyrov, perché mostrano il fatto che non è riuscito a stabilizzare la Cecenia, "che è ciò che Mosca pretende". In secondo luogo, è preoccupante il fatto che l’attentato è stato ben congegnato e realizzato. Per Malachenko è una cosa "da prendere molto sul serio", destinata a "ripetersi".
I precedenti Dopo la prima guerra di Cecenia (1994-'96) tra i russi e gli indipendentisti ceceni, la ribellione anti-russa s’è caratterizzata fortemente coi colori del radicalismo islamico e s’è allargata alle repubbliche vicine, che ormai quotidianamente sono teatro d’imboscate, esplosioni, attentati. A ottobre dello scorso anno il Parlamento ceceno è stato attaccato da un commando di ribeli che hanno ucciso tre persone, prima di farsi esplodere o di essere uccisi. Ad agosto 2010 hanno attaccato il villaggio natale di Kadyrov.
Ma, nell’ultimo anno e mezzo, i colpo più sanguinosi messi a segno dai gruppi islamisti che puntano all’instaurazione di un emirato nel Caucaso sono stati il doppio attentato alla metropolitana di Mosca di marzo 2010, con un bilancio di 40 morti, e l’esplosione nell’Aeroporto internazionale Domodedovo di Mosca a gennaio, 36 morti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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