La Cei avverte i farmacisti: «Non date la pillola abortiva»

RomaLa Chiesa italiana ricorda ai farmacisti, non soltanto a quelli cattolici, il diritto all’obiezione di coscienza, invitandoli a non distribuire non soltanto la pillola abortiva Ru486, che sta per essere sperimentata negli ospedali italiani, ma neanche la cosiddetta «pillola del giorno dopo», che può avere effetti abortivi.
Lo ha detto ieri mattina il segretario della Cei, monsignore Mariano Crociata, aprendo i lavori del convegno nazionale dell’Unione farmacisti cattolici italiani, che ha come tema «L’obiezione di coscienza del farmacista, tra diritto e dovere».
Il vescovo ha spiegato come la questione nasca «dal conflitto interiore dell’uomo posto di fronte all’alternativa, a volte lacerante, fra il comando della legge, che imporrebbe una determinata azione, e l’imperativo della propria coscienza - rispondente a motivazioni religiose, ma anche etiche o ideologiche - secondo cui quella azione risulta inaccettabile». La possibilità di appellarsi alla «clausola di coscienza» permette di superare - ha osservato - tale conflitto interiore tra coscienza individuale e obbligo legale. Il segretario dei vescovi italiani ha ricordato che tradizionalmente la possibilità dell’obiezione di coscienza è stata riconosciuta per il servizio militare obbligatorio e per gli interventi che provocano l’aborto, «due casi emblematici perché, pur nella loro diversità, appaiono entrambi legati direttamente al fondamentale principio del non uccidere».
È in questo contesto, ha spiegato Crociata, che «si colloca anche la questione del diritto-dovere dei farmacisti all’obiezione di coscienza, che viene oggi in discussione sia di fronte a taluni farmaci abortivi (come la Ru486, per i farmacisti ospedalieri) o potenzialmente abortivi, quale in concreto la cosiddetta pillola del giorno dopo, sia di fronte a taluni sviluppi (o meglio involuzioni) che si profilano in materia di fine vita, considerato che in alcuni paesi europei, come ad esempio in Belgio, risulta già in vendita nelle farmacie un kit eutanasico».
Il vescovo si è soffermato sul Norlevo, la «pillola del giorno dopo», che pur essendo qualificato come «contraccettivo d’emergenza», non si può escludere possa avere «un’azione post-fertilizzativa», nel caso in cui, «essendosi già verificata la fecondazione dell’ovulo e quindi la formazione dell’embrione, viene impedito all’embrione stesso di iniziare l’impianto nella parete uterina, con evidente effetto abortivo».
Il segretario della Cei, di fronte al «rischio di un’ulteriore banalizzazione del valore della vita, con l’incremento di una mentalità secondo cui l’aborto stesso finisce per essere considerato un anticoncezionale», invita i farmacisti «a dare in questo ambito una chiara testimonianza», in quanto, come ha affermato Benedetto XVI, essi rappresentano gli «intermediari fra il medico e il paziente» e svolgono «un ruolo educativo verso i pazienti per un uso corretto dell’assunzione dei farmaci e soprattutto per far conoscere le implicazioni etiche dell’utilizzazione di alcuni farmaci».


Monsignore Crociata ricorda che il farmacista cattolico «non può rinunciare» ad «all’insegnamento della Chiesa sul rispetto della vita e della dignità della persona umana». E dunque deve essere riconosciuto ai farmacisti il diritto all’obiezione di coscienza. Un diritto-dovere che «non riguarda solo i farmacisti cattolici ma tutti i farmacisti».

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