Il centrodestra al ministro: basta sceneggiate, se ne vada

Fini: «La fantasia al potere, esecutivo non all’altezza» La Russa: Di Pietro impari da noi, che al governo bloccammo l’indulto. Casini: «Esca dall’ambiguità». Pera: sull’autosospensione intervenga il capo dello Stato

Massimiliano Scafi

da Roma

In piazza, con i cartelli in mano. Poi a Montecitorio, seduto tra i banchi del governo. Autosospeso ma ancora «operativo», congelato ma non dimissionario, Antonio Di Pietro non si scalda nemmeno quando Pier Ferdinando Casini gli chiede apertamente di «uscire dall’ambiguità». «Ciascuno - dice il leader dell’Udc - si prenda alla luce del sole la responsabilità di dire sì o no all’indulto. Ma non si può ricorrere all’ostruzionismo e giocare con le attese dei detenuti». Quanto alla «stranezza» di un ministro di lotta e di governo, per Casini «di bizzarrie in questa vicenda se ne sono viste già fin troppe: il governo deve chiarire in fretta, visto che la nostra Costituzione non prevede interruzioni, intermittenze o congelamenti».
Marcello Pera chiede che a sbrogliare il caso ci pensi direttamente il Quirinale. «L’intervento del presidente della Repubblica - spiega l’ex presidente del Senato - sarebbe auspicabile e utile di fronte all’autosospensione di un ministro, un istituto che non è contemplato dalla Carta e che pone problemi istituzionali delicati». Per Gianfranco Fini c’è una sola strada: «Se Di Pietro non è d’accordo, si dimetta e non dia vita a sceneggiate. Episodi simili dimostrano comunque che a Palazzo Chigi gli italiani non hanno un esecutivo all’altezza».
In compenso, con l’Unione «c’è la fantasia al potere», aggiunge il presidente di Alleanza nazionale. «Siamo di fronte a una vicenda davvero paradossale. È il primo caso di un ministro che si autosospende dalle sue funzioni per protestare contro un’iniziativa, seppur parlamentare, ma pur sempre condivisa dalla maggioranza di cui fa parte». Sul merito, il partito di via della Scrofa conferma il suo no. «Abbiamo chiesto invano - spiega Fini - che per fronteggiare l’emergenza carceraria si prendessero iniziative strutturali, con investimenti e ammodernamenti. Abbiamo anche chiesto che, accanto a provvedimenti di clemenza come l’indulto, ci fosse almeno una forma di rispetto per le vittime, introducendo magari un richiamo alla soglia di almeno un terzo della pena da scontare. Ma dalla maggioranza è arrivata solo insensibilità».
Ignazio La Russa ha un consiglio per il ministro delle Infrastrutture. «Si agiti di meno e impari da noi - dice il presidente dei deputati di An -. Nella scorsa legislatura Alleanza nazionale riuscì a convincere gli alleati sulla inopportunità di un provvedimento di indulto senza doversi scalmanare tanto, come sta facendo lui oggi. È per questo che la sua sembra più una posizione demagogica che una scelta reale e convinta. In ogni caso scopriremo presto quanto contano Italia dei valori e il suo leader all’interno della sua coalizione». E secondo Maurizio Gasparri «se Di Pietro fosse una persona seria, invece di mettersi a fare dei distinguo francamente poco comprensibili, voterebbe come noi contro la legge in quanto tale, una norma che rovescerebbe diecimila delinquenti sulle strade in piena estate».
Forza Italia voterà invece sì all’indulto, «ma solo se il testo sarà quello approvato in commissione», cioè se non si saranno aggiustamenti o ritocchi. Per Antonio Martusciello la vicenda dimostra comunque tutte le difficoltà del governo: «Palazzo Chigi è privo di un vero timoniere. Lo si vede dall’ammutinamento del ministro delle Infrastrutture, una rivolta che un tempo avrebbe portato direttamente alla sua sospensione. Oggi questo è impossibile nell’Unione dei compromessi. Per una maggioranza tanto risicata non conta più l’interesse del Paese, ma rimanere a galla ad ogni costo».

E per Antonello Iannarilli, di Forza Italia, quella di Di Pietro è «una trovata puramente mediatica e di facciata perché l'autosospensione non è prevista dalla Costituzione: come i bambini, batte i pugni sul tavolo per ottenere le caramelle».

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