La Cgil all’angolo si aggrappa allo sciopero generale

La ricetta decisa ieri dal direttivo nazionale è di quelle che piacciono alle tute blu di Maurizio Landini. La mobilitazione, sarà «dura e articolata. Non sarà la fiammata che si esaurisce in un giorno che il governo ha messo in conto e abbiamo il dovere di portare a casa dei risultati prima che si avvii un biennio di espulsioni di massa nelle aziende», ha spiegato ieri Fulvio Fammoni, segretario confederale. La scaletta comprende petizioni popolari, iniziative con le organizzazioni studentesche vicine della Cgil, campagne di informazione. Non poteva mandare - sempre in stile Fiom - l’annuncio di ricorsi. Poi le 16 ore di sciopero. Otto, spiega Fammoni, per le assemblee e iniziative specifiche e 8 ore in un’unica giornata con manifestazioni territoriali e assemblee nei posti di lavoro. La data sarà definita sulla base del calendario della discussione in Parlamento. Perché quello è l’obiettivo.
«Siamo di fronte ad un governo che scarica sui lavoratori e pensionati tutti i veri costi delle operazioni che vengono fatte», ha spiegato Camusso che non considera chiusa la partita della riforma, nemmeno sull’articolo 18. E continuerà a considerarla aperta anche quando il parlamento approverà la legge.
Nessuna mobilitazione in vista per gli altri sindacati, anche se non si può dire che i conti siano stati chiusi con il tavolo di martedì. Ieri è stato Luigi Angeletti, leader della Uil, a spiegare che ci sono margini per modificare anche la parte che riguarda l’articolo 18. Ma, ha precisato il sindacalista, «minacciare preventivamente uno sciopero è, se non suicida, quanto meno discutibile».
A dividere i sindacati è proprio lo sciopero, visto che su eventuali modifiche in Parlamento è d’accordo anche il segretario della Cisl Raffale Bonanni: «Abbiamo trovato un compromesso che può essere ancora migliorato, se il Parlamento ci da una mano noi gli diamo una mano».
Riflessi delle divisioni si cominciano a sentire nelle aziende. Negli stabilimenti Marcegaglia di Forlì il referendum su un accordo aziendale è passato con il 52%; contro solo la Fiom. «E come al solito, anche per tirare la volata agli scioperi sull’articolo 18 - lamentavano ieri sindacalisti Uilm - la Rai ospita solo la Cgil».

Il riferimento è alla prossima puntata di Presa diretta. Invitati solo gli operai Fiom e il segretario Landini. Minoranza nello stabilimento del presidente di Confindustria e anche al tavolo sindacati governo sulla riforma.

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