Controcultura

Le «Chambers» dove rispunta Laura Palmer

Che cosa accade quando un corpo, per salvarsi la vita, è costretto a ospitare il cuore di un altro? Siamo davvero certi che sarà pronto alla solita esistenza normale, oppure finirà per assimilare abitudini estranee fino ad assumere tratti alieni, comunque inquietanti?

È l'interrogativo da cui parte Chambers, la nuova serie Netflix ideata e prodotta da Leah Rachel. Un tema che rimanda agli anni '90, quando il post umanesimo era questione molto dibattuta nella filosofia e nelle arti visive, ridiscutendo il rapporto tra naturale e artificiale. Evidentemente non tutti gli interrogativi si sono sciolti ed eccoci ancora qui a interrogarci sui limiti di scienza e medicina di fronte a quel mondo oscuro che conosciamo come paranormale e ultrasensoriale. Il razionale, insomma, non basta.

La storia parrebbe, all'inizio, molto semplice: Sasha, una giovane nativa americana, viene colpita da infarto mentre fa l'amore col suo ragazzo, la sera in cui ha deciso di perdere la verginità. La salva il trapianto di cuore, donatole dai genitori di Becky, una coetanea morta in modo alquanto misterioso. Sembra guarita, riprende una vita normale, andare a scuola, fare sport, frequentare amici e ragazzi, eppure sempre più numerosi i fantasmi si insinuano in lei. Era destra e si scopre mancina, le persone che le stanno accanto si rivelano diverse da prima, il mistero si infittisce ulteriormente quando le si presenta la famiglia della ragazza (contravvenendo alla regola per cui non si dovrebbero mai incontrare): Ben, il padre di Becky (Tony Goldwyn), e Nancy, la madre, interpretata dalla star della serie, Uma Thurman, segnata, invecchiata, impegnata in una recitazione che ha perduto la proverbiale fisicità a favore di un'enfasi melodrammatica.

Chambers è un discreto prodotto ibrido, che parte come un teen movie e si dipana come un mystery dalle punte lynchiane, perché dietro ogni morte prematura c'è sempre un lato nascosto e oscuro, soprattutto se ambientato nella provincia americana, quasi che lo stilema Laura Palmer fosse comunque in agguato. Puntata dopo puntata, il giallo diventa horror, non esente da effettacci speciali tra B-movie e Cronenberg, e questo forse pregiudica una certa scrittura, pur mantenendo un livello buono nella cura delle immagini, nel ritmo e nelle scelte estetiche della regia.

Ciò che inquieta di più sono le derive new age della famiglia di Becky, strani riti di passaggio nel rapporto con i morti che sfiorano le più basse credenze popolari. In questo nuovo mondo, Sasha - molto interessante l'interpretazione della debuttante Sivan Alyra Rose - si trova a fronteggiare l'altro da sé, con risultati devastanti.

Salutata tiepidamente dalla critica, Chambers dopo dieci puntate chiude la storia ma lascia diversi interrogativi aperti.

Non è escluso un seguito.

Commenti