«Il buongiorno dovrebbe essere spontaneo, come la cortesia. Non si può imporre». Enrico Bertolino diventa inaspettatamente serio, se si parla di buona educazione. «Negli Stati Uniti ci provano da anni a insegnare i comportamenti cortesi - prosegue il comico -, per i dipendenti che lavorano allo sportello ci sono i cosiddetti smiling course. Ma credo che non siano molto utili».
Anche il tentativo del sindaco di Gavardo quindi fallirà?
«Credo proprio di sì. Gli italiani reagiscono in modo strano alle imposizioni, diventano propensi alla trasgressione. Il sindaco rischia che i dipendenti comunali, subito dopo aver detto il buongiorno obbligato, si girino dallaltra parte e facciano partire un vaffa».
Le succede spesso di incontrare persone poco cordiali?
«Il benzinaio, limpiegato pubblico, lautista del bus ad esempio: hanno unoccupazione che non gli piace e lo fanno pesare agli altri. Ma purtroppo capita anche per strada o sul pianerottolo di casa».
Cosa si può fare?
«In una normale convivenza civile è lecito pretendere il buongiorno, ma imporlo è eccessivo. È vero però che la cortesia oggi è considerata una cosa daltri tempi. Se apri la porta a qualcuno e gli cedi il passo ormai vieni guardato come un alieno e se al semaforo sorridi al vicino di carreggiata, lui si insospettisce e pensa subito che gli vuoi chiedere dei soldi».
È solo una questione di forma?
«Certo che no, la forma è la scorza di un problema più generale. Si è perso il gusto di parlare con la gente».
Cè speranza per le buone maniere?
«Spero di sì. Se qualcuno per strada mi sorride, io sorrido. E continuo a salutare e a parlare con tutte le persone che incontro».
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