Che bella la musica di Emily Sorpresa: è solo un computer

Esce un disco con brani classici di una compositrice e pianista "virtuale". L’inventore: "Farà concorrenza a tanti colleghi reali"

Che bella la musica di Emily Sorpresa: è solo un computer

È arrivata la nuova star del pianoforte classico. Suona da Dio, ha uno stile unico e personale e ha già convinto una casa discografica a pubblicare il suo primo cd, in uscita la prossima primavera. Si chiama Emily Howell e ha incuriosito un po’ tutti. Per essere brava è brava, ma com’è? Giovane o anziana? Bella e sexy o scapigliata come il nostro Giovanni Allevi? Chissenefrega dell’aspetto, dirà qualcuno, e gli altri si dovranno tenere la curiosità; non potranno mai vedere il corpo di miss Howell, perché la signorina è una «compositrice virtuale», un computer, o meglio un software programmato per comporre ed eseguire musiche originali dal «cervellone» dell’Università della California David Cope.

Dove andremo a finire se le macchine fanno fuori persino gli artisti? In futuro niente nuovi Gould e nemmeno Ellington o Einaudi, ma tante virtuose (e un po’ spaventose) macchine sparamelodie? Musicisti e compositori sono scettici, qualcuno ha già parlato «di sopprimere» Emily, mentre altri hanno enfaticamente definito i suoi brani «capolavori moderni che fanno di lei una compositrice dalla tecnica inimitabile»; e il critico del Times ondeggia dicendo che un brano ricorda «Il clavicembalo ben temperato di Bach rifatto da un Rachmaninoff in giornata no» e poi chiosa sostenendo che suona «come un pianista che avesse 49 dita». Nel disco, che s’intitola From Darkness, Light (Dal buio, la luce) c’è una cavalcata sonora che paga pegno soprattutto a Bach, ma anche al minimalismo di John Adams e persino a Michael Nyman.

Per forza, il professor Cope è partito (ormai molti anni fa) cacciando dentro al suo computer centinaia di brani classici da metabolizzare e replicare. Poi ha messo in condizione la sua macchina di analizzare le melodie contenute in un database e di comporre musica originale. «Ho creato una vera compositrice, un’artista come tutti gli altri che scrive musica e ha un suo stile», spiega soddisfatto il professore. Non sarà mica uno scienziato pazzo, uno che pensa di sostituire l’anima del musicista con il computer (la musica fatta con il computer nasce nel 1951 a Manchester, dove un Ferranti Mark 1 suonò le note dell’inno inglese e di In the mood di Glen Miller)... Ma no, anzi, Cope pensa che Emily darà una bella scossa al mondo snob della musica classica. «Molti dei compositori viventi si sentono superiori persino a Mozart, figuriamoci se prendono in considerazione una cosa come Emily. Ma devono stare attenti perché adesso hanno una rivale, una compositrice virtuale che li sfida sul loro terreno con uno stile davvero eccellente. Dovranno essere un po’ meno sicuri di sé e difendere le loro posizioni», provoca il professore.

A chi guarda all’operazione scandalizzato o quantomeno scettico, il professore ricorda uno scherzo di qualche anno fa, quando fece ascoltare all’università alcuni brani di Emily spacciandola per una nuova pianista in carne ed ossa. «Colpì tutti - ricorda - e un docente mi disse che un brano era la melodia più bella che avesse ascoltato da anni. Poi svelai il segreto e presentai From Darkness, Light e lo stesso insegnate disse: “Ho capito subito che quei suoni venivano dal computer, non c’era emozione né anima”». Insomma, sembra divertirsi un mondo David Cope, e si divertirà molto di più quando (e se) Emily Howell volerà in vetta alle hit parade come molti prevedono. È una diva-fantasma che non ha bisogno di apparire per essere, ma che ha già sollevato - senza spendere un quattrino - un polverone mediatico più efficace di qualunque campagna pubblicitaria.

Forse è questa la vera magia di Emily; nessuno la incontrerà mai, in pochi l’hanno ascoltata ma è già sulle prime pagine di tutti i giornali e le sue «mani» che corrono sulla tastiera hanno già tolto il sonno a parecchi pianisti e addetti ai lavori...

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