PRIMA CHE IL GALLO CANTI

PRIMA CHE IL GALLO CANTI
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Ieri sera - dopo che il nostro fax alle 19,18 ha sputato il comunicato su carta intestata «Arcidiocesi di Genova - Ufficio Comunicazioni Sociali e Stampa», con «priorità alta», relativo al «Sac. Andrea Gallo» - qui al Giornale abbiamo giocato ad andare a ricercare nell’archivio storico delle lettere e delle e-mail arrivate in redazione nell’ultimo anno. Risultato: quelle relative a don Gallo vincono su tutte le altre.
Solo negli ultimi giorni, tanto per dire, Luigi Parodi aveva scritto: «Anni addietro il Cardinal Siri sospese don Gianni Baget Bozzo per posizioni troppo estremiste da questi assunte in seno alla Chiesa; possibile che un Bertone non possa - o non voglia, il che sarebbe molto peggio! - fare lo stesso nei confronti di Andrea Gallo, figura conosciuta per ben note quanto dubbie posizioni estremiste, che non avendo altro da ostentare usa come bandiera un mezzo sigaro toscano?». E Gustavo Basevi, proprio ieri, si rivolgeva al sito cronaca.ge@ilgiornale per dire: «Buon giorno, ho letto il vostro articolo su Don Gallo ed il referendum. Non mi meraviglia il prete, che crede evidentemente di saperne di più del Santo Padre e dei Vescovi italiani; in fondo, mi aspettavo, prima o poi, una sua uscita sull’argomento. Mi meraviglia la Chiesa, che continua a tollerare nelle sue file la presenza di un simile individuo».
Posizioni forti, inequivoche. E, come se il cardinal Bertone si fosse trasformato in un hacker informatico pronto a violare la nostra rete di posta elettronica (ma, in realtà, è stato semplice: fax e mail di uguale tenore in questi giorni hanno intasato anche l’arcivescovado), ieri sera, puntuale, è arrivato il comunicato stampa ufficiale della curia che prende una posizione netta nei confronti di don Gallo. Preannunciando, di fatto, la sospensione a divinis, definita con elegante giro di parole «i provvedimenti canonici del caso», se il sacerdote della comunità di san Benedetto al Porto non smentirà o rettificherà pubblicamente le sue posizioni su papa Giovanni Paolo II, su Benedetto XVI, sulla tutela della procreazione e della vita, sul voto al referendum e sull’obbedienza al magistero della Chiesa.
Siamo a una svolta. Perchè, senza quelle posizioni, don Gallo non sarebbe don Gallo. Perchè don Andrea - che pure sa essere capace di tratti di dolcezza e di simpatia umana, qualità che non c’entrano assolutamente nulla con l’essere un buon prete - tira in continuazione la corda. E la posizione della Curia, se possibile, arriva un po’ tardi. Le sue costanti partecipazioni alle manifestazioni no global, comprese quelle in cui alcuni esagitati hanno usato bombolette spray contro le chiese; alcune tesi del suo libro Angelicamente anarchico; la stessa recente ospitata a Markette, con Piero Chiambretti; le battute sul Papa insieme a Moni Ovadia; la scelta di essere testimonial della lista Pannella a Tribuna del referendum...

Sono tutte posizioni estreme, quando non estremiste, quando non cabarettistiche, lontane dall’obbedienza a cui sono tenuti gli uomini di Chiesa. E molto lontane anche dalla mitezza ostentata dell’autodifesa di don Andrea di ieri sera.
Autodifesa, per l’appunto. Non certo l’autodafè richiesta da Bertone.

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