«Ma che killeraggio: il dizionario di Alberto Melloni è a senso unico»

«C hiamare quell’opera “dizionario” è sbagliato e truffa il lettore che si trova tra le mani una raccolta di saggi orientati a senso unico, un’opera di parte…». La storica Lucetta Scaraffia, che dieci giorni fa aveva stroncato il Dizionario del sapere storico-religioso del Novecento (Il Mulino, due tomi, 1814 pagine, 140 euro), curato da Alberto Melloni, controbatte alla replica dello storico, intervistato domenica scorsa dal Giornale. Come si ricorderà, Melloni aveva definito un attacco «alla giugulare» la recensione di Scaraffia, nella quale si contestava soprattutto la voce del dizionario dedicata alla Shoah.
Melloni si è sentito attaccato personalmente dalla sua recensione. La voce «incriminata» non era stata scritta da lui…
«Tanto per cominciare, è sbagliato parlare di attacco personale. La mia era una recensione, non un “attacco alla giugulare” o un atto di killeraggio. Forse Melloni è abituato a un certo andazzo tutto italiano, quello di farsi scrivere le recensioni dagli amici. Quanto alle responsabilità, basta guardare la copertina dei volumi: c’è il nome di Alberto Melloni e lui, in quanto curatore e responsabile scientifico dell’opera, doveva vigilare ed eventualmente intervenire se una voce non andava bene».
Nell’intervista al «Giornale» Melloni ha però riconosciuto che la voce sulla Shoah, redatta dal teologo Dietrich, era «puntuta».
«Il problema è più generale. Melloni a mio avviso è stato sprovveduto a voler definire “dizionario” una serie di saggi a senso unico. Non ho dubbi sul fatto che alcune delle 107 voci siano buone. Io mi sono limitata a qualche carotaggio e mi sono soffermata sulla voce dedicata alla Shoah, certamente indicativa e inaccettabile per come attribuisce al cristianesimo la responsabilità morale dello sterminio degli ebrei. Nelle sue repliche, il curatore non ha risposto alle obiezioni mie e a quelle di Anna Foa, più titolata di me a parlare dell’argomento».
Lei lamentava l’assenza di Ratzinger dalla teologia del Novecento citata nel dizionario. Ma il Papa è citato 44 volte. Non basta?
«Lo so che è citato 44 volte ma non nelle voci dedicate alla teologia. Il dizionario gli nega la dignità di teologo. Questo silenzio rappresenta un problema».
Veniamo a un’altra sua critica: troppo spazio alla teologia della liberazione, poco alla bioetica. Melloni rispedisce al mittente anche questa.
«È davvero significativo che un tema così importante e così attuale come quello della bioetica non abbia trovato che lo spazio di una pagina sotto la voce teologia morale. Sarebbe stato interessante paragonare come le altre religioni e le diverse confessioni cristiane trattano il problema dell’aborto, ad esempio».
Anche la voce sulla teologia femminista non l’ha soddisfatta. Perché?
«Perché le teologhe europee quasi non ci sono, è tutta terzomondista.

Non si tiene conto della rilettura e della valorizzazione di importanti figure di donne nella Chiesa del passato, come le mistiche, operata dalla teologia femminista. Insomma, mi sembra di poter dire e ribadire che quello curato da Melloni non è un dizionario, un’opera informativa e il più possibile imparziale, ma di un libro militante, parziale e schierato».

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