Che orrore quel coniglio ucciso a martellate dall’insegnante a scuola

«Sia chiaro che domani non tollero giustificazioni. La lezione di biologia rimarrà storica negli annali dell’istituto, quindi vedete di non darvi malati». Più o meno così, si era espresso il giorno prima, l’insegnante dell’Istituto Tecnico Ettore Molinari di Milano. Poi c’era stata quella strana «colletta» richiesta dal prof. Quattro euro a studente per acquistare la «materia prima» per la lezione. Si mormora insistentemente che, dopo una premessa, simile si sia verificato davvero un evento epocale che non troverebbe riscontro nella storia dell’insegnamento. Un paio di allievi, rosi dalla curiosità, sono andati ugualmente in aula nonostante la febbre.
Il giorno dopo, l’aula era gremita di ragazzi curiosi di assistere a questo evento biblico. Il racconto che ne segue deriva dalla denuncia di alcuni studenti, non proprio soddisfatti della lezione, e di una collega del docente.
La mattina «speciale», il prof sarebbe arrivato in classe, ostentando tra le mani una gabbia con uno spesso telo protettivo. Una volta dentro l’aula, via il velo pietoso che nasconde dei corpi di animali morti. Si tratta di quattro conigli che l’insegnante, grazie al generoso contributo degli studenti, ha da poco acquistato presso una macelleria non lontana da scuola. Qualche ragazzo stava già protestando per la mancanza di originalità della trovata e per i quattro euro, nei quali ci stava un pacchetto di sigarette e una coca (cola) al distributore automatico della mensa, quando uno dei conigli «morti» infila la porta della gabbia e tenta di fuggire. «Porc…» azzarda e poi si ferma il prof. Bestemmiare davanti a un’aula gremita di alunni è quanto meno disdicevole. Il coniglietto intanto guadagna terreno e l’insegnavate, incapace di acciuffarlo, chiede la collaborazione degli allievi. «Una corda, una corda…». Agguantato il fuggitivo è pronto il lazo per strangolarlo, anzi, secondo la versione ufficiale dei fatti, per tentare di lussare l’articolazione atlanto epistrofea, insomma rompergli l’osso del collo, cosa semplicissima per un macellaio esperto (non per quello che ha frettolosamente «servito» il docente). Vista l’inutilità degli sforzi, il prof chiede strumenti più adeguati «Un martello, qualcuno mi trovi un martello…». Mentre si cerca l’utensile nella cassetta degli attrezzi, il prof tenta con armi antiche: pugni e cazzotti sulla testa del povero coniglio stremato. Ma niente da fare. Ci vuole il martello. Quattro martellate in testa e finalmente l’insegnante riesce nella sua opera di macellaio fallito e può iniziare quella più consona di fine «anatomo patologo».
L'episodio narrato risale all'autunno scorso e solo, il mese scorso, è stato sottoposto alle autorità scolastiche e al ministero dell'Istruzione da parte di Gianluca Comazzi, Garante degli animali del comune di Milano che ha raccolto la denuncia e ha chiesto di prendere adeguati provvedimenti. Infatti, già dal 2008, il Mistero dell'Istruzione ha vietato lo studio dell'anatomia degli animali, attraverso l'uso di soggetti vivi o morti, suggerendo strumenti didattici alternativi facilmente reperibili. L'insegnante in questione si è difeso sostenendo che «tanto si trattava di animali già morti destinati al consumo alimentare». Il preside ha dichiarato che «se tutto è vero si tratta di un episodio decisamente grave». Il collegio dei docenti, che ha discusso il caso in consiglio, tace.

La punizione, per evidente maltrattamento, dovrebbe essere esemplare, ma se l’Europarlamento approva leggi a favore della vivisezione senza anestesia di animali randagi, non lamentiamoci poi che la scuola è diventata un macello.

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