Quel che gli smartphone hanno inventato per noi

Schermi, biometria, fotocamere: l'effetto «wow» non lo fa più il telefono, ma ciò che c'è dentro

Quel che gli smartphone hanno inventato per noi

Nel mondo si vendono quasi 3000 smartphone ogni minuto. Un dato impressionante, ma i margini di crescita sono addirittura superiori, perché «solo» 2,4 miliardi di persone sul pianeta usano un cellulare di ultima generazione. Quest'anno, secondo le stime di eMarketer, l'incremento sarà del 10,8%o. Non sorprende quindi che i produttori siano sempre pronti a tirare fuori dispositivi pronti a soddisfare questa richiesta in costante ascesa, spinta soprattutto dai paesi emergenti di Asia e Africa. Alle nostre latitudini però le novità non ci sembrano più così singolari, anche perché i dispositivi vengono lanciati praticamente ogni tre mesi. I nuovi prodotti sono quasi sempre dei déjà vu con piccoli miglioramenti tecnologici, eppure ogni lancio dei modelli top di gamma viene messo sotto i riflettori con toni trionfalistici. Tanto rumore per nulla? Dipende dal parametro di misurazione, a 12 mesi di distanza da un modello all'altro le differenze sono davvero limitate, ma un telefono cellulare con due anni di anzianità sembra preistorico. Il lavoro degli ingegneri passa sovente in secondo piano perché siamo sempre più allenati alla tecnologia e le ultime funzionalità non sono quasi mai sconvolgenti, viste però con la giusta distanza, alla lunga, rappresentano dei punti di non ritorno. I display per esempio hanno ormai un requisito formale imprescindibile, devono essere senza bordi. Non è un caso che Samsung e LG, i primi ad adottare questa innovazione chiamandoli rispettivamente «Infinity Display» e «FullVision», abbiano convinto addirittura Apple ad abbandonare il celebre tasto home per adottare la stessa soluzione. Su questo punto nessuno tornerà più indietro. Da vedere invece quale sarà la tecnologia biometrica vincente tra lettore di impronte digitali, scansione dell'iride e riconoscimento facciale. Il nuovo iPhone X ha deciso di investire sul riconoscimento facciale con una soluzione innovativa rispetto a quelle attuali, basata su una fotocamera a infrarossi affiancata da un puntatore laser e diversi sensori. Face ID è in grado di assicurare un livello di sicurezza pressoché assoluto, visto che i margini di errore sono di 1 su 1 milione.

Per sedurre il consumatore le carte giocate dalle aziende sono comunque molte ed eterogenee. Samsung con il suo Note8 ha puntato su un uso del pennino ancora più ricco e preciso. In effetti la possibilità di prendere appunti e disegnare a mano libero sullo smartphone non è affatto banale. LG invece con la recentissima novità del V30 vuole convincere gli utenti che desiderano usare lo smartphone come strumento multimediale. Il prodotto dell'azienda coreana è infatti in grado di realizzare video con caratteristiche e funzionalità assolutamente professionali. Huawei con il P10 ha ribadito, alzando l'asticella della qualità, lo standard della doppia fotocamera, un must che poi hanno adottato davvero tutti. Nokia invece con il suo dispositivo numero 8 ha deciso di puntare sui Bothie, ovvero sulla possibilità di utilizzare contemporaneamente sia la camera frontale che quella posteriore per realizzare contenuti originali.

Sony Xperia XZ1 ha invece mutuato la tecnologia delle fotocamere professionali permettendo all'utente di realizzare filmati in super slow motion a 960 frame al secondo e inserito la funzione gadget che permette di realizzare avatar in 3 dimensioni. Motorola dal canto suo ha incrementato ulteriormente la sua collezione di Mods, i moduli che permettono di espandere le funzionalità e le caratteristiche dei suoi telefoni.

Mentre OnePlus da sempre attenta al tema della batteria, con ricarica iper-veloce in 30 minuti, ha ora lanciato una collezione speciale del suo OnePlus 5 firmata da Jean-Charles de Castelbajac che parlando della sua ideazione ha detto «questo non è un telefono, ma una macchina creative». L'obiettivo è evidente, le aziende non possono fermarsi neppure un istante perché anche senza effetto wow il consumatore vuole, anzi pretende, la novità.

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