Chesterton: convegno per svelarne i segreti

Lo conoscono come l’autore dei «Racconti di Padre Brown», prete schivo ma geniale investigatore, che in Italia fu portato al successo negli anni Settanta con una miniserie in sei puntate con Renato Rascel e Arnoldo Foà. Ma Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) non fu solo romanziere, seppure di livello eccellente. In trent’anni di attività, l’inglese Chesterton scrisse quasi cento libri, tra cui saggi e biografie (come quelle di San Francesco d’Assisi e Tommaso Moro), poesie, testi teatrali, e un numero incalcolabile di articoli giornalistici. Di Chesterton e della sua genialità mai troppo esplorata si parla oggi Genova, all’oratorio di San Filippo in via Lomellini, in una giornata di studi intitolata «Common sense day, la paradossale bellezza del quotidiano», e organizzata in collaborazione con il Comune di Genova, il Municipio Centro Est e le edizioni Ares e Lindau. Alle 10.30 Emilio Biagini accoglierà i relatori e introdurrà Michael Eschliman che parlerà di «Chesterton in Usa», a cui farà seguito la relazione di Edoardo Rialti «L’oscuramento del buon senso: i personaggi negativi nei romanzi di Chesterton», visita guidata al trittico fiammingo della Chiesa di San Pancrazio. Alle 15 lettura della poesia «Lepanto» e apertura dei lavori con Ubaldo Casotto («Chesterton: ragione e stupore»), Elisabetta Sala («Chesterton nel suo contesto letterario») e Andrea Monda («Buon senso, buona vita, buon umore: Benedetto XVI e Chesterton»).. Conclusioni alle 17. Gli scritti di Chesterton sono brillanti, arguti, umoristici e spesso anche paradossali, soprattutto quando si tratta di commentare la politica, l’economia, la filosofia e la teologia. Questo ha fatto sì che Chesterton venisse accostato ad autori come Dickens o Wilde, sebbene le sue conclusioni siano diametralmente opposte a quelle dei suoi contemporanei.

«L’uomo che fu giovedì», «Eretici», «Ortodossia» sono alcuni tra i testi in cui maggiormente difende la sua visione del mondo basata su un solido realismo cristiano (fu l’amico irlandese padre O’Connor che lo guidò nella conversione al cattolicesimo). Alla sua morte papa Pio XI lo definì «difensore delle fede», l’unico ad avere questo titolo prima di lui era stato Enrico VIII.

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