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Chi è Khodorkovski, l'uomo che sfidò Putin

Ritratto del magnate russo che rischia 14 anni di carcere

Michail Khodorkovski, l'ex patron di Yukos, è destinato a passare alla storia come l'oligarca russo che sfidò la Russia di Putin. Una volta tra gli uomini più ricchi, il magnate per cui è stata chiesta una nuova condanna che lo porterebbe a scontare 14 anni di carcere (compresi gli otto del primo processo, di cui sette già scontati), è di fatto un «self made man». Nato a Mosca 47 anni fa da una famiglia ebraica di ingegneri, Khodorkovski, dopo una laurea in chimica in uno dei più prestigiosi atenei dell'ex Urss, ha iniziato la sua scalata al potere facendo carriera nel Komsomol, l'organizzazione giovanile comunista. Con la Perestroika e la possibilità di finanziamenti pubblici per l'avvio di nuove attività, è sbarcato poi nel mondo del business creando nel 1987 una società di informatica che lo ha portato a mettere insieme ingenti capitali e, solo due anni dopo, a fondare una delle prime banche private russe, la Menatep. Uno strumento che ha saputo trasformare in un volano, anche grazie alle sue capacità di relazione che gli assicurarono molte commesse governative. A soli 32 anni è in grado di fare il grande salto, l'acquisto del gigante petrolifero Yukos. Che grazie ai contatti governativi gli costò solo 300 milioni di dollari a fronte dei quasi 10 miliardi che la compagnia valeva pochi anni dopo. Soldi, potere, visibilità avevano trasformato Khodorkovski in uno degli uomini più ricchi della Russia. Con la moglie ed i quattro figli viveva in una residenza-fortezza nei pressi di Mosca e stava per scrivere un'altra importante pagina della sua scalata con il progetto di fondersi con la Sibneft, la società petrolifera all'epoca di Roman Abramovich. Ma - era l'ottobre del '93 - la sua corsa al potere e al successo fu fermata in un aeroporto di Novosibirsk, in Siberia, quando gli agenti del servizi segreti russi circondarono il suo jet privato e lo consegnarono alla giustizia. Per l'avvio di una lunga e intricata vicenda giudiziaria - ma forse più politica - è accusato di aver sottratto illegalmente alla Yukos 350 mila tonnellate di petrolio. Ma che di fatto lo vede alla sbarra per aver sfidato la Russia di Putin. Per non aver cioè aderito a quel patto che Putin aveva tentato di stringere con i magnati russi (rompendo lo schema degli anni di Eltsin in cui gli oligarchi tenevano in pugno il governo): il Cremlino non si sarebbe occupato dei loro affari in cambio di altrettanta indifferenza dei miliardari russi nelle faccende politiche. Un patto che Khodorkosky non solo non ha sottoscritto.

Ma, anzi, violato, continuando a finanziare l'opposizione dopo aver creato la fondazione «Russia aperta» per la diffusione dei valori della democrazia liberale nell'accezione più «occidentale» del termine.

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