Chi va presto in pensione ringiovanisce di 10 anni

I cervelloni francesi dell’Inserm non hanno mai conosciuto il «professor» Massimo Catalano, filosofo arboriano di «Quelli della notte», che sosteneva roba del genere: «È meglio ridere in compagnia che intristirsi da soli» e «È preferibile avere una fidanzata bella e intelligente che brutta e stupida...». Come dire, il trionfo dell’ovvietà.
Finora, incontrastato principe del pensiero lapalissiano, Catalano ha trovato un agguerrito concorrente nell’équipe del dottor Hugo Westerlund che - dopo anni di «approfonditi studi» e «accurate ricerche» - è giunto alla seguente conclusione in salsa «catalana»: «Chi va in pensione prima, si sente meglio». E ti credo: godersi la pensione a 50 anni è molto meglio di farlo a 70. Una conclusione da scienziati? Forse sì. Ma anche alla portata di chi ha un quoziente intellettivo decisamente più terra terra. La ricerca, apparsa su Lancet, ha seguito le condizioni di 14.700 dipendenti dell’azienda nazionale di gas ed elettricità francese andati in pensione intorno ai 55 anni con l’80 per cento del loro ultimo salario; e ha scoperto che i dipendenti si sentivano sempre peggio man mano che si avvicinavano alla pensione, ma nettamente meglio non appena lasciavano il posto di lavoro. Ogni anno per 15 anni (sette anni prima della pensione e sette anni dopo), i partecipanti allo screening hanno compilato dei questionari nei quali hanno dato conto della propria salute. Considerata la difficoltà dello studio (i francesi, da soli, non ce l’avrebbero mai fatta) si è reso indispensabile il prezioso contributo anche di esperti svedesi e britannici. I quali, tutti insieme allegramente, hanno scoperto che «tra l’anno prima della pensione e quello successivo, il rischio che i dipendenti dicessero che non si sentivano bene diminuiva dal 19,2 per cento al 14,2».
«In altri termini la gente improvvisamente si sentiva dagli 8 ai 10 anni più giovane quando andava in pensione», spiega quel genio di Hugo Westerlund, che non manca di scendere nei dettagli: «Man mano che passavano gli anni, i pensionati si sentivano sempre meglio. Invece, nei tre anni precedenti alla pensione (il 72% prima dei 56 anni), l’11 per cento denunciava depressione, il 29 per cento presentava dolori muscolo-scheletrici e il 32 per cento si è assentato dal posto di lavoro per malattia».


Ma, immediatamente dopo la pensione, ecco il miracolo modello-Lourdes: «Le loro condizioni miglioravano»; unica eccezione il 2% di lavoratori privilegiati che beneficiavano di un contesto «ideale» di lavoro.
PS. In questo anno, gli autori dello studio hanno esortato aziende e governi «a migliorare le condizioni di lavoro se vogliono convincere i lavoratori a restare al loro posto». Catalano docet.

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