La Chiesa in piazza per difendere i laici

I partiti della Casa delle libertà hanno scelto di essere rappresentati alla manifestazione, indetta dalla Conferenza episcopale italiana mediante le associazioni cattoliche in difesa della famiglia e di fatto contro il riconoscimento legale della coppia di fatto. Dal punto di vista liberale, si potrebbe dire che alla linea laica corrisponderebbe la scelta di lasciare i singoli di decidere lo statuto giuridico della loro vita di coppia. È quello che avviene di fatto in Italia, sicché il riconoscimento della coppia di fatto non è altro che l’adeguamento della realtà esistente. «Dammi il fatto, ti darò il diritto» è un antico principio della giurisprudenza romana. Per questo un laico non credente di orientamento liberale potrebbe dire che le coppie di fatto sono una realtà e occorre dare ad essa lo stato giuridico che loro conviene.
La Chiesa italiana non è una Chiesa integralista, ha accettato che il suo partito, la Democrazia cristiana, introducesse nella legislazione del nostro Paese il divorzio e l’aborto, leggi che portano la firma di un presidente del Consiglio democristiano. Se essa ha oggi deciso di fare un atto così singolare come la prima manifestazione di piazza organizzata dall’episcopato, ciò significa che essa vede la famiglia veramente in pericolo e chiede che il pubblico italiano prenda coscienza su quello che ciò significa.
I partiti della Casa delle libertà sono partiti di centrodestra, in cui «destra» ha un ruolo significativo che non può essere discriminato solo perché il termine «destra» in Italia è stato così discriminato da rappresentare la figura del male, mentre il termine sinistra rappresenta quello del bene. Se un liberale si pone la domanda del modo storico in cui egli esiste come liberale, dovrà rendersi conto che proprio l’esistenza della Chiesa ha reso possibile una società in cui essa era distinta dallo Stato e poteva dare vita a spazi sociali non dipendenti dal potere. La libertà occidentale è il frutto di quella distinzione tra Chiesa e Stato che non esiste in nessun’altra cultura proprio perché in nessuna altra cultura esiste il fatto Chiesa come distinto dallo Stato eppure come fonte istituzionale. La fondazione della politica è stata dal Cristianesimo sottratta al mito che fonda la potenza del potere e affidata alla ragione. Il Cristianesimo è il principio della demitizzazione del potere e quindi della libertà.
La libertà occidentale è il frutto del lungo cammino della storia europea in cui i valori della verità, del diritto, della libertà sono divenute forze proprie che si impongono al potere. La distinzione tra società e Stato è essenziale al concetto di libertà; e la libertà occidentale non sarebbe esistita se non fosse nato il principio di tutte le differenze spirituali: e cioè la distinzione tra Chiesa e Stato.
Alla base di questo sta la famiglia come società primaria, la famiglia monogamica con vincolo indissolubile: e questa istituzione è il presupposto di libertà occidentale. Un liberale non credente deve riconoscere che la sfida nasce nell’emersione dell’Islam come alternativa totale, unita all’emersione delle grandi potenze asiatiche, e pone in discussione, non la differenza tra liberali e cattolici, ma quella di occidentali e non occidentali. Il liberalismo è nato dalla storia cattolica, anche se ha dovuto reagire contro di essa. Ma la posizione della Chiesa ha sempre mantenuto fermo il concetto di legittimità dello Stato anche quando introduceva leggi che essa non approvava. Un liberale laico può dunque comprendere che riconoscere il modello sociale dell’Occidente nel momento in cui esso entra in crisi e apre la via in Europa a una società multiculturale, richiede lo sforzo di una maggiore attenzione.

Comprendendo che, se la Chiesa scende in piazza, la motivazione di questo gesto non riguarda i rapporti tra Chiesa e Stato ma la conservazione del cuore della tradizione che ci ha fatti liberi.
Gianni Baget Bozzo
bagetbozzo@ragionpolitica.it

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