Il giorno dopo gli arresti choc di ieri, che hanno lasciato Milano senza parole, gli indagati sono pronti a difendersi. Nei vari studi di avvocati per tutto il giorno sono andate avanti le riunioni per decidere la linea difensiva nei ricorsi al tribunale del Riesame contro le misure cautelari (cinque arresti domiciliari e uno in carcere). La richiesta è di annullare il provvedimento di arresto firmato dal gip, liberando gli indagati che da ieri sono privati della libertà. Tra ieri e oggi hanno già impugnato l'ordinanza gli indagati Alessandro Scandurra, difeso dall'avvocato Giacomo Lunghini, Andrea Bezziccheri, il costruttore di Bluestone finito a San Vittore ieri pomeriggio, difeso dall'avvocato Andrea Soliani, l'ex numero 1 di Coima (ha rimesso le deleghe operative) Manfredi Catella, difeso dagli avvocati Francesco Mucciarelli e Adriano Raffaelli, il presidente della commissione paesaggio Giuseppe Marinoni, con l'avvocato Eugenio Bono. Sono pronti al ricorso al Riesame l'ex assessore del comune di Milano Giancarlo Tancredi, difeso dall'avvocato Giovanni Brambilla Pisoni e Federico Pella, ex manager di J+S. Dal giorno del deposito del ricorso, il tribunale del riesame ha 15 giorni di tempo per fissare un'udienza per discutere in merito alle impugnazioni.
Tra gli avvocati del foro di Milano c'è ancora tanta sorpresa dopo la decisione del gip di ieri. Fiorentini - con qualche sfumatura diversa come nel caso del Pirellino, in cui non ha ravvisato il reato di induzione indebita per Marinoni, alleggerendo anche la posizione del sindaco Beppe Sala e dell'architetto Stefano Boeri, ha nei fatti abbracciato la visione dei pm Clerici-Filippini-Petruzzella, della procura milanese guidata da Marcello Viola. Non sono serviti né le dimissioni, né gli interrogatori preventivi, introdotti dalla riforma Nordio, a convincerlo, quantomeno, della non sussistenza delle esigenze cautelari alle basi degli arresti. Leggendo il provvedimento, il giudice stigmatizza la mancata ammissione delle responsabilità da parte degli indagati, il non essersi autoaccusati e non aver preso le distanze nella sede dell'interrogatorio preventivo concesso all'indagato al fine di evitare l'arresto. "Nei rispettivi interrogatori preventivi, infatti, nessuno ha ammesso le proprie responsabilità, né tantomeno l'esistenza di un "sistema" quale quello sino a ora descritto". Ancora il gip: "La scelta di tale strategia difensiva - che, sia ben chiaro, è legittima e insindacabile - è tuttavia sintomatica del fatto che nessuno degli indagati abbia voluto prendere le distanze dal meccanismo che li trova, sostanzialmente, accomunati da interessi convergenti, sia sul piano economico, sia su quello politico".
Sostiene il giudice preliminare, che ha disposto gli arresti come richiesto dagli inquirenti, che le indagini hanno restituito "un sistema tentacolare e sedimentato, nel quale una parte della classe politica, dei dirigenti comunali, dell'imprenditoria e delle libere professioni - in una commistione inestricabile di conflitto di interessi, mercimonio della funzione pubblica, paraventi istituzionali e propaganda (in termini di rigenerazioni urbane e progetti faraonici) - prospera piegando a proprio uso le regole esistenti, interpretandole capziosamente, ove possibile, o aggirandole in maniera occulta (persino cercando di far approvare dal Parlamento uno scudo di impunità).".
Secondo il gip, vi sono qui "professionisti e imprenditori che dettano le regole (addirittura contribuendo a legiferare) pur di mantenere i privilegi acquisiti - da un lato - e pubblici ufficiali che perseguono i propri interessi privati, subappaltano agli speculatori la pianificazione del territorio, si comportano da commerciali d'azienda e svendono le rispettive prerogative ai migliori offerenti - d'altro lato - rivelano l'esistenza di un fronte comune, che travalica i ruoli dei suoi militanti".