Probabilmente lui, l'interessato, non se l'aspettava. Ma prima ancora di atterrare al Santiago Bernabeu, Cristiano Ronaldo ha fatto un salto al Parlamento spagnolo e uno persino in chiesa.
Ieri, il portoghese era infatti sulla bocca di tutti i politici del Paese, premier incluso, sorpresi dalle polemiche suscitate da uno stipendio ed un ingaggio a dir poco faraonici. Secondo i dati diffusi ieri dal giornale sportivo Marca, il Real Madrid dovrebbe versare 13 milioni di euro l’anno all'attaccante. Una cifra capace di far impallidire chiunque e che si trasformerebbe nella più gonfia busta paga mai ricevuta da un calciatore nella storia. Le decine di milioni di euro si sommano oltretutto ai 160 che il club blanco, in evidente vena di grandeur, ha appena pagato proprio per strappare Ronaldo al Manchester e Kakà al Milan.
A fine mattinata era chiaro a tutta l'aula che la decisione di Florentino Perez era «quanto meno poco estetica» in un momento in cui il 17% degli spagnoli è senza lavoro e alle famiglie mancano i soldi per fare la spesa a fine mese. I verdi catalani di Iniciativa per Catalunya hanno anche provato a prendere al balzo lo sdegno della classe politica per strappare una proposta di legge che limiti una volta per tutte le retribuzioni agli sportivi professionisti, ma non ci sono riusciti. Alla fine il partito del non intervento ha avuto la meglio, anche se il portavoce del Patido Popular alla Camera, Soraya de Santamaría, assicurava che, sull’argomento, un intervento «del ministro dello Sport» Zapatero - così ha definito il premier iberico alludendo alla sua passione sportiva - non sarebbe stato per niente fuori luogo.
E Zapatero (azulgrana sfegatato) non s'è lasciato scappare l'occasione: «Le cifre di cui si parla mi sembrano eccessive» ha detto il presidente del governo alla televisione Cuatro. Zapatero ha poi provato a spiegare che se Florentino Perez dice che l'operazione sarà redditizia è perché il calcio ha «una forza sociale evidente» che consentirà al club di recuperare i soldi, ma ha insisitito: «A me l'idea non piace». Nel governo non è certo l'unico che critica le scelte faraoniche di Florentino, che potrebbero portare il Real ad un passivo di 800 milioni di euro. La “ministra” dell'Economia Elena Salgado aveva lanciato già ieri una stilettata alla Caja Madrid, la cassa di risparmio della capitale in mano al Pp, che ha prestato a Perez 76.6 milioni. «Se le casse hanno tutta questa liquidità - ha detto - sarà bene che finanzino anche le piccole industrie e le famiglie».
L’esborso per Ronaldo e Kakà è stato tale che ieri anche lo stesso Real ha tirato il freno. «Credono che siamo dei re Mida», ha detto uno dei responsabili del club blanco, annunciando «una frenata, finché la voracità dei venditori non si sarà calmata». Ma con stipendi come quelli di Ronaldo è difficile che Liverpool, Valencia e Bayern chiedano poco per i loro Xabi Alonso, David Villa e Frank Ribery.
Le manovre florentiniane hanno provocato ieri anche un commento della chiesa: «Fatti incomprensibili» li ha definiti l'arcivescovo di Barcellona Lluís Martínez Sistach che ha chiesto «maggiore austerità e solidarieta».
Parole che sembrano quasi una scomunica. Quasi.
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