Politica

Chirac gela la Turchia: può attendere

Dopo la frenata del Ppe, anche il presidente francese si dice contrario a un allargamento del blocco

nostro inviato a Bruxelles

Anche un macigno, gettato in un mare tempestoso, va a finire che si nota poco. Ma quando Jacques Chirac, l’altra sera, ha detto nel plenum a 25, prima di cena, che «se le istituzioni competenti non sono in grado di far funzionare con efficienza la macchina europea bisognerà rinunciare all’allargamento del blocco e fermarsi a riflettere» sono stati in tanti a fare un sobbalzo. Gli osservatori dei governi bulgaro e romeno, in primo luogo che già pregustavano l’adesione (2007) dopo l’avvenuta firma dei trattati. Ma anche parecchi dei vecchi soci non se l’aspettavano una uscita così drastica.
Mentre meno sorpresi saranno stati gli uomini di Erdogan, ad Ankara. Anche perché giusto la sera prima, nel castello di Meise c’era - nel consueto appuntamento del partito popolare che precede i summit - il vicepresidente dell’Akp (il partito islamista di maggioranza), Saban Disli, in veste di osservatore e di richiedente adesione. Che aveva potuto udire dalle sue stesse orecchie il mare di obiezioni sollevato contro l’ingresso turco nella Ue specialmente da parte di tedeschi e francesi.
Proprio uno dei massimi rappresentanti del Ppe, il capogruppo all’Europarlamento Poettering (Cdu), aveva riconosciuto come pacta sunt servanda e dunque aveva dato il suo via libera all’avvio delle trattative, previsto per il 3 ottobre, ma aveva anche precisato come non fosse scritto da nessuna parte che queste dovessero concludersi positivamente. Meglio, molto meglio a suo dire - come nel frattempo va dicendo (e l’ha ripetuto ieri al Bundestag) Angela Merkel, leader democristiana in Germania - un “partenariato rafforzato” tra Ankara e Bruxelles. Come lui si sono espressi i francesi. Italiani, olandesi e spagnoli (favorevoli all’ingresso turco) hanno preferito il silenzio. Ma alla fine del giro d’orizzonte il presidente dei Popolari, il belga Martens, ha fatto capire comunque a Disli di non credere che i tempi di un ingresso della Turchia nella Ue possano essere brevi come si era creduto fino a qualche mese fa.
La questione, che si credeva ormai bypassata con il vertice dei capi di Stato e di governo del dicembre scorso che aveva acceso il semaforo verde, rientra insomma pesantemente in gioco proprio alla vigilia del primo contatto formale. Frutto avvelenato del doppio no franco-olandese alla Costituzione. Nel recente vertice dei ministri degli Esteri a Lussemburgo, Gianfranco Fini aveva chiesto che nel summit di questi giorni si confermasse il calendario già definito che riguardava Romania, Bulgaria ma anche Ankara. Aveva ricevuto assicurazioni convinte, a partire dal tedesco Fisher. Chirac, con la sua proposta di blocco, ha ieri rovesciato il tavolo. Difficile che il presidente francese possa bloccare l’ingresso di Bucarest e Sofia. Più probabile che a pagarne le conseguenze sia Ankara.
Ma non di sola Turchia si è occupato il consueto appuntamento pre-summit dei popolari europei. Tra le altre questioni, si è confermato che il prossimo congresso si terrà a Roma nell’ultima settimana di marzo. Chissà che quel giorno non si possano registrare novità. E infatti Antonio Tajani, che si è messo in cabina di regia per realizzare l’appuntamento, ha informato i partiti fratelli dell’accelerazione che in Italia si è data alla creazione di un unico soggetto del centro-destra. Qualcuno ha chiesto se anche la Lega fosse della partita, ma ricevuta risposta negativa ha preso atto, forse con qualche soddisfazione, della cosa. Mentre almeno in questa fase nessuno ha storto il naso rispetto all’ipotesi che in squadra possa entrare anche An.
Da tempo a Bruxelles e a Strasburgo si ipotizza che gli uomini di Fini possano far ingresso nel Partito popolare europeo, ma qualche mese fa Poettering l’aveva giudicato assolutamente prematuro. Ieri non sono invece risuonate perplessità o prese di distanze.

Forse al prossimo congresso Ppe, se l’unificazione in Italia avesse iniziato a prender forma, nel ruolo di osservatori con richiesta di adesione ci potrebbero essere esponenti di Alleanza nazionale.

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