Michele Anselmi
da Venezia
In punta di piedi, ringraziando per lospitalità e scusandosi addirittura per «il fuori programma», gli operai della Dow Chemical di Porto Marghera, a rischio licenziamento, si sono ritrovati ieri pomeriggio in diretta tv sul tappeto rosso dei vip e delle cine-celebrità. Erano in dieci, neanche troppo emozionati: una delegazione di tute blu alla Mostra del cinema, per ricordare che in cinquemila, considerando lindotto, potrebbero ritrovarsi presto senza lavoro se la multinazionale della chimica non cambia idea. Tutto sommato, è andata bene: nel senso che linnesto di quella dura realtà nel clima frivolo e luccicante dellinaugurazione festivaliera non è apparso uno strappo, una forzatura. Lanno scorso era toccato ai contestatori fracassoni del Global Beach il compito di movimentare la serata dapertura, creando qualche apprensione tra le forze dellordine; con gli operai, invece, tutto è filato liscio. Poi, naturalmente, è stato il rituale della Mostra a riprendersi la scena, tra smoking, abiti firmati, acconciature e scollature, automobili Lancia d'epoca e fotografi assatanati.
Chi cera? Cera il ministro Rutelli con signora, ma non il sindaco Cacciari, il quale, come si sa, non intrattiene un rapporto damorosi sensi con la mondanità festivaliera. Cera Alessandro Curzi, con giovanile t-shirt nera sotto giacca bianca, in rappresentanza della Rai. Cerano Giorgio Gori e Cristina Parodi: e lei, più diva di una diva, quasi faceva sfigurare Gaia Bermani Amaral in nude look. E poi Goffredo Bettini, il patron della rivale Festa di Roma, forse approdato al Lido per portare un ramoscello dulivo dopo le botte dei giorni scorsi; il direttore del festival di Cannes, Thierry Frémaux, che invece è gran amico di Müller; le immancabili Marina Cicogna e Marta Marzotto fresche di parrucchiere; il novantenne regista Mario Monicelli, che giustamente non vuole essere chiamato «Maestro»; Stefania Rocca molto impegnata a far roteare i capelli su due tacchi da vertigine; la regale presidentessa Catherine Deneuve, sempre chic.
Spedita, per far spazio al corto di montaggio David 50 e allatteso The Black Dahlia, la cerimonia dapertura ripresa da RaiSat e condotta da Vittoria Matarrese e Sergio Gamberale non ha collezionato inciampi e imbarazzi. Qualcuno sè lasciato sfuggire un David detto allinglese, «Devid», ma forse abbiamo sentito male. Di sicuro intonato al glamour anni Quaranta, labito color oro attillato, con strascico, indossato dalla madrina Isabella Ferrari, per chi se ne intende un Versace vintage. Bella nei suoi 42 anni, lattrice, che proprio qui al Lido raccolse fischi e premi, ha sussurrato: «Oggi sono 25 anni che faccio questo mestiere. Il cinema ha determinato il mio destino, mi ha reso una donna fortunata. Per questo sono felice di essere qui». Niente papere, la voce appena emozionata. La parte più difficile arriverà la sera del 9 settembre, nella serata di premiazione, dove toppano anche le migliori.
Passando fluidamente dallitaliano allinglese, il direttore Müller, di Prada vestito (la stilista è una degli sponsor), ha ricordato che «la Mostra non ha bisogno di nessun rilancio, essendo lanciata benissimo». «Ormai parleranno i film, non ci saranno più dichiarazioni ufficiali», ha aggiunto, e cè da augurarsi che mantenga la parola.
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